Avere una cultura e essere iscritti all'università sembra non essere una risorsa in grado di fermare comportamenti tanto rischiosi quanto stupidi come quelli di usare il cellulare per messaggiare o telefonare mentre si sta guidando, di superare i limiti di velocità, e di mettersi al volante dopo aver bevuto alcool. Ben il 57 per cento dei giovani universitari europei ammette infatti questi comportamenti, e tra di loro gli italiani, purtroppo, primeggiano.
E' quanto emerge da una ricerca commissionata da Ford e condotta su 6.500 giovani tra i 18 e i 24 anni in Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna. Nel dettaglio il 57% degli intervistati dichiara di aver più volte superato i limiti di velocità consentiti, il 43% di aver inviato messaggi di testo e il 36% di aver effettuato telefonate mentre era alla guida, il 16% di aver guidato senza allacciare le cinture di sicurezza, il 15% di essersi scattato un selfie e il 13% di essersi messo al volante dopo aver assunto alcoolici. Gli studenti italiani sono quelli che utilizzano maggiormente il cellulare alla guida (49%), i tedeschi quelli che meno rispettano i limiti di velocità (70%), e i francesi e gli spagnoli quelli che più di altri si mettono al volante dopo aver bevuto (18%).
Già solo da queste risposte emerge la necessità di rivedere i percorsi di formazione per il rilascio delle patenti. Ma anche altri dati confermano che è necessaria, davvero, una maggiore consapevolezza dei comportamenti a rischio, da acquisire con strumenti più efficaci come esperienze formative e scuole di guida sicura, visto la sconfortante ammissione di incoscienza da parte dei giovani più scolarizzati. Degli intervistati, infatti, il 48% ha dichiarato guiderebbe una macchina sovraccarica con gli amici, il 75% guiderebbe dopo aver dormito poco o non aver dormito affatto, il 28% salirebbe in un'auto guidata da qualcuno che ha bevuto. Nel complesso, infine, il 30% degli studenti universitari ha ammesso di essere stato coinvolto in un incidente, rispetto al 25% di coloro che hanno invece lasciato la scuola a 18 anni. FOTO ARCHIVIO