Pubblicato il: 13/11/2014 alle 09:26
La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre ex dipendenti del Gruppo Di Vincenzo e di due impresari di avola, tirati in ballo a vario titolo, per riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni. Sotto accusa, in udienza preliminare davanti al Gup Francesco Lauricella, ci sono i nisseni Lucio Cancemi, Michele Dell'Utri, Davide Abbate e gli imprenditori avolesi Giuseppe e Rodolfo Sirugo. Tutti finiti nel vortice dell'indagine principale sul costruttore nisseno Pietro Di Vincenzo. I cinque imputati sono difesi dagli avvocati Massimiliano Bellini, Pietro Pistone, Boris Pastorello, Alberto Salpietro, Antonio e Bruno Leone. Gli ex collaboratori dell'imprenditore nisseno sono accusati di concorso in riciclaggio, perché sospettati di aver creato fondi sommersi facendoli confluire in decine di libretti di risparmio al portatore per un ammontare – secondo le stime dei magistrati e della Guardia di Finanza – di 400mila euro. Si tratta i 55 libretti intestati a prestanome addirittura – per gli inquirenti – con nomi di fantasia o con identità generiche o con nomi diversi dei dipendenti dell'impresa Di Vincenzo. Sarebbero stati stornati così fondi che la Procura ha ritenuto frutto di operazioni inesistenti provenienti dalla contabilità ufficiale.
I due Sirugo, padre e figlio, sono invece accusati della cessazione fittizia della Novacostruzioni Srl, una società che inglobava il venti per cento dell'allora Nissambiente che nel gruppo di un'associazione temporanea di imprese che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti a Caltanissetta. E i magistrati della Dda hanno sempre ritenuto che Di Vincenzo fosse socio occulto della ditta dopo aver ceduto un ramo d'azienda per evitarne il sequestro patrimoniale. Nel procedimento era finita sotto inchiesta Fiorella Micali, moglie e madre di Giuseppe e Rodolfo Sirugo, che però è deceduta.