Pubblicato il: 09/10/2014 alle 09:16
L’onorevole Antonio Montagnino, ex sottosegretario del Ministero del Lavoro, è intervenuto in merito alla difficile questione della formazione professionale in Sicilia cercando di spiegare sia le motivazioni dei lavoratori – che attualmente non si sentono tutelati nei loro diritti – sia le criticità di un sistema che va riformato.
“La formazione professionale – ha commentato Montagnino – è fattore di sviluppo e competitività e rientra tra le competenze affidate dalla legge alla Regione; non può essere considerata un orpello né un optional. In questi anni sulla formazione è accaduto di tutto. Adesso è il tempo della ricostruzione. Una riforma complessiva che non riguardi esclusivamente la gestione è sicuramente importante e l’auspicio è che si arrivi a compimento in tempi adeguati. Intanto però si garantiscano almeno i diritti”.
Il senatore ha voluto sottolineare, con la sua nota, che lo sciopero ad oltranza del settore della formazione non è altro che un campanello d’allarme, un sintomo di un disagio palese, un “calvario” come lo ha definito, e una mancata fiducia nel Presidente Rosario Crocetta e nella sua giunta per una felice risoluzione del problema. Ciò che può allarmare maggiormente è il fatto che il “Governo regionale in questi due anni, nonostante i proclami, ha progressivamente perduto autorevolezza e credibilità nonostante la disponibilità di rilevanti somme da destinare al pagamento degli stipendi”.
Un problema che ancora si protrae, secondo il parere di Antonio Montagnino, anche a causa dell’Assemblea Regionale che “non ha avuto né forza, né volontà di difendere almeno i livelli di occupazione e il diritto al salario dei lavoratori sottoposti ad uno stillicidio che, se non è macelleria sociale, certamente gli assomiglia troppo”.
“L’azione di denuncia di un settore che drena enormi risorse finanziarie – continua l’onorevole – non garantendo nel complesso adeguata qualità delle prestazioni è senz’altro apprezzabile ma non può essere sufficiente per chi ha la responsabilità di governo. E l’azione di bonifica, con la revoca delle convenzioni per quegli enti che non hanno rispettato le regole o che non sono stati trasparenti nella gestione, era sicuramente necessaria. Non si poteva tuttavia prescindere dal separare il grano dal loglio ed era comunque indispensabile garantire i terzi incolpevoli che sono certamente i lavoratori”.