L'Osservatorio nazionale amianto (Ona) e un comitato composto da un centinaio di lavoratori colpiti da asbestosi sono stati ammessi come parte civile nell'udienza preliminare davanti al Gup di Gela sulla richiesta di rinvio a giudizio di cinque tra dirigenti e tecnici del petrolchimico dell'Eni accusati di deposito incontrollato di rifiuti, emissione di fibre d'amianto in atmosfera e omissione dolosa dei provvedimenti di prevenzione degli infortuni.
Gli imputati sono Bernardo Casa, amministratore delegato della Raffineria di Gela, e i tecnici Rosario Orlando, Aurelio Faraci, Biagio Genna, e Arturo Anania. Al centro dell'inchiesta la presunta presenza di un deposito di rifiuti pericolosi, in disuso dal 1997, denominato “Vasca n.4”, all'interno di un'area dello stabilimento. Fu la guardia costiera nel 2011 ad accertare l'esistenza di circa 24 tonnellate di materiale isolante dismesso, costituito, in particolare, da amosite o asbesto bruno, contenuti in grandi sacchi che con il tempo si erano lacerati.
La difesa dei cinque dipendenti dell'Eni ha chiesto una nuova perizia e ulteriori accertamenti. Si sono opposti i legali della parte civile, gli avvocati Ezio Bonanni e Lucio Greco. Il Gup, Alberto Leone, ha aggiornato l'udienza al 29 ottobre, riservandosi di decidere.