Pubblicato il: 01/06/2021 alle 17:41
Una tragedia familiare, ma anche sociale. Davvero sconcertante lo scenario emerso stamattina al tribunale di Gela, durante l’udienza preliminare riguardante il caso di Angelo Giovane, il tredicenne che un anno fa morì tra le vie della città dopo essere caduto dalla sua bicicletta. I familiari della vittima, assistiti in questa fase da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nei casi di omicidio stradale con sedi anche a Canicattì e Catania, hanno infatti visto ricostruire nei dettagli l’agghiacciante incidente che ha stravolto per sempre le loro vite.
Erano le 13 del 10 giugno 2020 e Angelo Giovane stava girando con la sua bicicletta a pedalata assistita nelle vicinanze di casa, nel centro di Gela. Erano i primi giorni di libertà dopo il primo lockdown e il ragazzo stava facendo avanti e indietro tra le vie del paese, respirando finalmente un po’ di libertà. A un certo punto passò sullo stesso tratto di strada suo cugino, V.T., di 19 anni, che il sella a uno scooter riconobbe il cuginetto in bici. I due presero a fare delle impennate, sollevando la ruota anteriore mentre percorrevano via Recanati.
Fu questione di un attimo: come emerso dalle telecamere di sicurezza della zona una momentanea perdita di equilibrio portò purtroppo lo scooter di V.T. troppo vicino al cuginetto, con Angelo Giovane che cadde battendo violentemente la testa al suolo. Il ragazzo riuscì a rialzarsi e a portarsi sul marciapiede, ma lì si accasciò nuovamente al suolo senza purtroppo rialzarsi più. Nonostante l’immediato soccorso del cugino e di un passante, che riuscirono a caricare la vittima su un’auto di passaggio per portarla all’ospedale “Vittorio Emanuele”, l’impatto al suolo era stato troppo violento, non lasciando scampo e gettando nel più totale sconforto la sua famiglia, ma anche quella del cugino.
V.T., infatti, oltre al dolore per la morte del congiunto si è ritrovato al centro delle indagini del pubblico ministero Mario Calabrese, che attraverso i rilievi delle forze dell’ordine, le immagini delle videocamere della zona e la consulenza tecnica dell’ingegner Girolamo Vitellaro ha potuto definire con precisione quanto accaduto: V.T. guidava uno scooter con l’assicurazione scaduta, senza la patente di guida e impennando non mantenne una velocità adeguata e la distanza di sicurezza dalla bicicletta che lo precedeva.
Una serie di mancanze che ora, inevitabilmente, lo hanno portato davanti al giudice. L’udienza di stamattina è stata subito rinviata a novembre dopo la richiesta di costituzione in giudizio della compagnia assicurativa designata per il fondo vittime della strada, senza richiesta di rito alternativo da parte della difesa.“Ci troviamo di fronte ad un evento drammatico in tutti i sensi – sottolinea Diego Ferrraro, responsabile di Giesse Canicattì – perché nella terribile morte di un ragazzo di soli tredici anni è coinvolto un suo stesso parente. E’ una cosa che ci deve far riflettere, come società: dobbiamo trovare il modo di far capire ai ragazzi l’assoluta importanza della sicurezza quando si mettono al volante o in sella a moto e biciclette, che non sono giocattoli ma mezzi potenzialmente pericolosissimi”.