Pubblicato il: 05/02/2019 alle 16:28
Si apre un capitolo nuovo per l'industria energetica a Gela. Dopo la chiusura della chimica e del tradizionale ciclo di raffinazione del petrolio, rimasto attivo per 50 anni, tutto è pronto per la ripresa produttiva all'insegna dell'economia circolare che trasforma i rifiuti in risorse da cui estrarre bio-carburanti. La Syndial, azienda del gruppo Eni, alla presenza dell'amministratore delegato Vincenzo Larocca, ha presentato oggi ai cronisti, il suo impianto-pilota Forsu che, applicando un metodo proprio di lavorazione, "waste to fuel", ottiene dalla frazione organica della raccolta differenziata il 15% di bio diesel (pronto da usare come carburante per navi) 1% di bio-metano e il 70% di acqua, buona per essere riutilizzata a scopo irriguo o nei processi industriali. L'esperimento di Gela, che impegna una decina di tecnici, è propedeutico alla realizzazione di un impianto da 150 mila tonnellate annue di rifiuto umido in programma a Ravenna e uno da 150 mila tonnellate da costruire successivamente in un sito ancora da individuare. Ma Syndial non ha escluso che un altro impianto gemello possa nascere a Gela. Tutto dipende dalla quantità e soprattutto dalla qualità della raccolta differenziata in Sicilia che nei prossimi quattro anni dovrebbe aumentare dalle attuali 200 mila tonnellate alle previste 500 mila tonnellate annue del 2023. Intanto è tutto pronto anche per l'avvio alla produzione della "Green Refinery" costruita dopo la firma del protocollo d'intesa del 2014 al Mise. L'entrata in produzione è prevista per metà marzo. Sono stati spesi 300 milioni di euro. La materia prima sarà l'olio di palma ma anche l'olio usato nelle fritture. Una ditta privata si occuperà del pre-trattamento di questi oli. Altre aziende si stanno dicendo interessate a un loro insediamento nell'ex petrolchimico. Le università siciliane hanno espresso l'intenzione di approfondire studi e ricerche con l'Eni in questo settore. "Si apre per Gela un nuovo orizzonte di reindustrializzazione" – ha detto oggi l'ing. Bernardo Casa, del settore "refining & market". "Alle imprese che vogliono venire qui – ha aggiunto – non dico che dobbiamo mettere il tappeto rosso per favorirne l'insediamento ma non vanno nemmeno scavate trincee per ostacolarle". (ANSA)