La Procura di Gela ha chiesto al Gup il rinvio a giudizio per 32 imputati, tra pubblici ufficiali, amministratori e imprenditori locali, a conclusione di un'inchiesta sulle autorizzazioni di accredito per 100 posti letto emesse dall'assessorato regionale alla sanità in favore della "Rsa Caposoprano", di proprietà di una società facente capo alla famiglia del direttore generale del comune, dell'epoca, ingegnere Renato Mauro. Sono 41 le ipotesi di reato che vengono formulate dai pm, tra cui l'abuso d'ufficio, concussione, falso ideologico, omissione di atti d'ufficio, istigazione alla corruzione, corruzione, omessa denuncia di reato e truffa. L'inchiesta, avviata nel 2014, ha permesso di fare luce circa presunte irregolarità (con abusi edilizi e difformità urbanistiche) che sarebbero stati commessi nella ristrutturazione dell'immobile (un ex albergo) eseguita per ospitare la Rsa, pe un investimento di 4 milioni di euro. Una convenzione con l’Asp n. 2 di Caltanissetta autorizzò 58 posti, come residenze sanitarie assistite per anziani, di cui 38 in regime di convenzione alla società SST Srl, presso la stessa RSA Caposoprano legata a Mauro, al quale esponenti politici rivolsero l'accusa di avere abusato del suo ruolo di dirigente del Comune. Nella "residenza sanitaria assistita" lavorano 50 dipendenti.