Pubblicato il: 05/07/2019 alle 10:04
Eni, nel corso del positivo e proficuo incontro che ha avuto luogo oggi presso la Regione Sicilia, alla presenza del Presidente Nello Musumeci, dell’assessore regionale alle Attività Produttive Turano, del sindaco di Gela Lucio Greco e di una delegazione di dirigenti regionali e comunali, ha confermato gli impegni e annunciato che la bioraffineria di Gela è in questi giorni in avviamento. Eni ha inoltre invitato il governatore della Regione Sicilia e il sindaco di Gela a visitare i nuovi impianti della bioraffineria e le aree oggetto di bonifica ambientale.
L’impianto della bioraffineria Steam Reforming, che produce idrogeno da gas metano, è in marcia da alcuni giorni, mentre l’Ecofining®, che trasforma gli oli vegetali in biocarburante grazie a un brevetto proprietario Eni, è in fase di avviamento.
Dalla firma del Protocollo 2014, Eni ha investito – a fine maggio 2019 – circa 1.153 milioni di euro; i cantieri avviati sono 243, di cui 167 già completati; per il risanamento ambientale sono stati spesi circa 178 milioni di euro e avviati 58 cantieri di cui 31 già completati, 800 i milioni spesi per le bonifiche dal 2000. Per quanto riguarda l’occupazione, nei primi cinque mesi del 2019 il livello dell’indotto si attesta in media sulle 2200 unità, confermando il trend di crescita di fine 2018, che ha fatto registrare in media un indotto di 1870 risorse, superiore all’anno precedente in relazione al cantiere della bioraffineria, mentre i lavoratori Eni impiegati nel sito di Gela sono oltre mille, di cui 426 nella bioraffineria.
In ambito upstream sono previsti investimenti per circa 1.800 milioni di euro: nuove attività di esplorazione e produzione di idrocarburi, valorizzazione dei campi già in esercizio offshore e onshore, manutenzioni ordinarie e straordinarie sulle facilities e sui pozzi.
Per la riconversione della raffineria sono stati spesi 275 milioni di euro, a cui si vanno ad aggiungere ulteriori 47 milioni per attività propedeutiche, per un totale di 322 milioni di euro. In termini di occupazione, a oggi stanno lavorando nel cantiere della bioraffineria circa 800 risorse prevalentemente locali (circa il 90%), di cui circa 120 impiegate in attività di ingegneria e project management. Complessivamente, nei cantieri in corso all’interno del sito industriale, includendo anche le attività di risanamento ambientale, manutenzione e di miglioria e modifica, attualmente sono impiegate circa 1600 persone dell’indotto locale.
Al fine di migliorare l’impatto visivo del sito, saranno realizzati numerosi interventi: al camino già demolito si aggiungerà la rimozione della vecchia torcia più alta, che sarà sostituita da nuove di minore altezza e che migliorano l’impatto ambientale. Sono anche stati ultimati numerosi lavori di demolizioni di varie infrastrutture, tra cui serbatoi, pensiline di carico, le strutture per il recupero gas e la desolforazione del gasolio e del frazionamento benzine. Lo skyline dell’area industriale è destinato a migliorare con gli interventi in programma fino al 2022, compresa la demolizione del camino dello SNox non più in uso.
Il processo di conversione da raffineria tradizionale a bioraffineria è iniziato nell’ aprile del 2016, immediatamente a seguito della conclusione dell’iter autorizzativo della fase 1, che prevedeva la modifica dei due impianti di desolforazione, già esistenti, in unità Ecofining. Con l’obiettivo, pienamente raggiunto, di anticipare in parte quanto previsto nella fase 2 del processo di riconversione. Già nel 2016, in parallelo alla realizzazione della fase 1, sono state intraprese le attività propedeutiche alla realizzazione dell’impianto “Steam Reforming” per la produzione di idrogeno, componente fondamentale nel processo di produzione dell’HVO (Hydrogenated Vegetable Oil), cioè il green diesel che, addizionato al gasolio fossile in una quota pari al 15%, genera il carburante premium Enidiesel+. L’impianto di Steam Reforming è stato completato nel marzo 2019.
Il completamento del processo di conversione è previsto entro il 2019 con la realizzazione dell’impianto “Biomass Treatment Unit” per il trattamento di oli vegetali grezzi e soprattutto di materie prime di seconda generazione composte da scarti della produzione alimentare, come gli olii esausti da cucina rigenerati e i grassi animali.
Progettata per trattare cariche advanced e unconventional fino al 100% della capacità di lavorazione, la green refinery di Gela sarà una delle poche bioraffinerie al mondo ad elevata flessibilità operativa. La caratteristica di processare materie prime di seconda generazione, cosiddette “unconventional”, derivanti da scarti della produzione alimentare, quali oli usati e di frittura rigenerati (RUCO, regenerated used cooking oil), grassi animali (tallow) e sottoprodotti legati alla lavorazione dell’olio di palma (PFAD, acidi grassi di palma distillato) fa di Gela un impianto innovativo ad elevata sostenibilità ambientale, che consente di processare cariche che andrebbero a smaltimento, con aggravio dei costi per la comunità e impatto sull’ambiente, valorizzandole a biocarburante, nel rispetto dei requisiti dell’economia circolare.