Pubblicato il: 09/12/2019 alle 20:22
Due senatori, Pietro Lorefice e Antonella Campagna, hanno presentato al ministro della Salute, un'interrogazione con risposta scritta, a seguito della morte di Francesco Giudice, deceduto in circostanze da chiarire presso l'astanteria dell'ospedale Vittorio Emanuele di Gela, dopo essere stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico nell'ospedale di San Cataldo. Ecco il testo dell'interrogazione:
Premesso che:
nei giorni scorsi, in data 25 novembre 2019, un uomo di 37 anni di Gela, Francesco Giovanni Giudice, è deceduto al Pronto Soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela (CL) dopo un’indecente odissea durata quasi 24 ore tra i nosocomi di Gela e di San Cataldo (CL);
Francesco si era presentato la sera precedente al presidio ospedaliero gelese per un forte dolore addominale con sospetta emorragia, per essere subito trasferito nell'unità operativa di gastroenterologia del Maddalena Raimondi di San Cataldo, particolarmente attrezzato per interventi chirurgici all’addome;
presso la struttura suddetta, i sanitari lo hanno operato e stabilizzato ma non avrebbero trovato alcun posto letto libero per il suo ricovero. Quindi poche ore dopo l'intervento, Francesco viene trasferito di nuovo a Gela dove, stando alla relazione del direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Caltanissetta, Alessandro Caltagirone, arriva alle 4,45, per essere ricoverato in uno dei letti dell’astanteria del pronto soccorso, in attesa, anche qui, del posto letto in corsia;
attesa che si protrae fino alle 12,30, ora in cui il paziente va improvvisamente in arresto cardiaco, e dopo circa 25 minuti, grazie alle manovre dei sanitari riprende l'attività cardiaca. Ma il paziente, si legge ancora nella relazione del direttore generale, già intubato e collegato al ventilatore è andato incontro, "prima del trasferimento in terapia intensiva", a nuovo arresto cardiaco e nonostante le manovre rianimatorie è deceduto alle 14;
così è finita la giovane vita di Francesco Giovanni Giudice, in astanteria, quel parcheggio di barelle senza dignità e senza privacy, sotto gli occhi pietrificati delle decine di persone collocate tutte insieme in attesa, con codici gialli, rossi, bianchi e verdi;
considerato che:
la sanità della provincia di Caltanissetta è letteralmente al collasso e presenta problemi patologici che, nonostante l’arrivo del nuovo direttore generale, sono rimasti irrisolti;
in particolare, il presidio ospedaliero Vittorio Emanuele di Gela: 1) ha subito negli anni un declassamento ingiustificato che ha visto la chiusura di alcuni reparti e la mancata apertura di altri, previsti dalla nuova rete ospedaliera. Il tutto ovviamente con pesanti ricadute sull'utenza, che vive e subisce problematiche afferenti in una zona ad alto rischio ambientale; 2) presenta una gravissima carenza di posti letto in Rianimazione, per i malati gravi che necessitano di terapia Intensiva post – operatoria quindi costretti per forza maggiore e con grande difficoltà ad essere gestiti ed assistiti dagli infermieri del gruppo operatorio, spesso in astanteria, come accaduto al povero Francesco, in attesa che si liberi un posto letto in corsia; 3) soffre di una carenza cronica di anestesisti-rianimatori, ma anche di personale infermieristico delle sale operatorie, del Pronto Soccorso e di altri reparti, con inevitabili conseguenze di crisi delle attività chirurgiche, basti pensare che in un complesso operatorio che costa di ben quattro sale operatorie funziona solamente con un punto chirurgico al giorno; 4) presenta una situazione drammatica anche nei reparti di emergenza urgenza, quali per l’appunto il Pronto Soccorso, dove spazi e mole di lavoro risultano nettamente aumentati mentre il personale è rimasto pressoché invariato; 5) patisce da tempo, inoltre, una grave e perdurante carenza di personale medico dirigenziale nella struttura complessa di oncologia. A dispetto della previsione in pianta organica, si continua a lavorare in una condizione quantomeno precaria che si traduce, di fatto, in un'organizzazione assolutamente inadeguata rispetto alle esigenze dell'elevatissimo numero di malati oncologici di questi territori. Ciò nonostante i dirigenti medici, attualmente in servizio presso l’ Unità Operativa Complessa (UOC) del Presidio Ospedaliero (PO) di Gela, non si sono mai risparmiati rispondendo – al meglio delle loro possibilità – alle istanze dell’utenza dovendo però, loro malgrado, sospendere l’ambulatorio settimanale del PO di Niscemi; 6) si presenta con una struttura vecchia e fatiscente, dove le condizioni igienico sanitarie sono al limite della normale decenza, con il serio rischio di infezioni all’interno del complesso ospedaliero;
una situazione che va aldilà di ogni tolleranza e che se da un lato mortifica la professionalità di ogni dipendente di detta Asp che quotidianamente lavora negli ospedali e nel territorio con turni massacranti, dall’altro compromette gravemente e irrimediabilmente il diritto alla salute dei cittadini siciliani, così come garantito dall'art.32 della Costituzione;
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta e se intenda intraprendere iniziative a tutela dei pazienti per assicurare i livelli essenziali di assistenza all'ospedale di Gela e più in generale di tutti i presidi ospedalieri dell'Asp di Caltanissetta garantendo il diritto alla salute dei cittadini siciliani attraverso strutture sanitarie adeguate agli standard di un Paese civile e idonee a prestare assistenza.