Pubblicato il: 11/07/2014 alle 15:46
Crocetta alla riunione sul caso Eni
Il consiglio comunale di Gela riunito in seduta straordinaria, con i sindaci del suo comprensorio, i deputati regionali della città, i vertici sindacali e il governatore, Rosario Crocetta, hanno ribadito il loro netto “No” al disimpegno dell’Eni e alla chiusura della Raffineria. Nell’aula consiliare affollata fino all’inverosimile di lavoratori in lotta, gli interventi di condanna per la decisione dell’Eni sono stati unanimi e risoluti.
Così l’hanno definita i sindaci: per Fasulo (Gela) è stato “un tradimento”; secondo Cassisi (Butera) “un’offesa per l’intero territorio”; per La Rosa (Niscemi) “dopo il danno ambientale, la beffa”; a parere di Sanfilippo (Sommatino) è stato “sfruttamento nero: estrai, sfrutti, inquini e scappi”; per Chiantia (Riesi) “una fuga da vigliacchi”; Marino (Mazzarino) l’ha vista come “una mortificazione ingiustificata e inaccettabile”. Ancora più duro il deputato regionale, Giuseppe Federico (Mpa) che ha definito “atti delinquenziali”, sia quelli che mirano alla chiusura di Gela che “gli ultimi recenti piani industriali, nessuno dei quali è risultato credibile”. Per l’altro parlamentare siciliano, Giuseppe Arancio, “l’Eni non può disconoscere un impegno sottoscritto appena un anno fa con sindacati e Regione. Se così dovesse restare allora bisognerebbe procedere alla revoca delle sue concessioni di petrolio e gas”.
“Difenderò la raffineria di Gela e i lavoratori fino alla fine, a costo di apparire come l’ultimo Samurai o come l’ultimo giapponese del secondo conflitto mondiale”.
Lo ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, intervenendo oggi tra applausi scroscianti alla seduta straordinaria e urgente del consiglio comunale sulla “vertenza Gela”.
“L’Eni non può pensare – ha spiegato il governatore – che noi autorizziamo nuovi pozzi in Sicilia per 2,4 miliardi di euro allo scopo di affidarlo poi all’area padana (raffineria di Sannazzaro di Pavia, ndr), perché sarebbe un doppio sfruttamento della Sicilia senza ritorno occupazionale. “Forniremo perciò il nostro petrolio solo alle imprese che intendono investire in Sicilia e creare valore aggiunto, altrimenti non ha senso estrarlo”. “La cosa squallida emersa in questa vicenda è che c’è un piano di dismissioni che riguarda solo il Sud”.
Per Crocetta, “non è vero che ci sono investimenti alternativi; quelli indicati dall’azienda solo una beffa: la trivellazioni di pozzi con un totale di 200 persone occupate a fronte di tremila licenziamenti. “Vorrebbero un’altra Termini Imerese con lo stesso giochetto, del tipo: “intanto chiudiamo, poi vi promettiamo un mondo di benessere, di biologia (coi biocarburanti, ndr) che non arriverà mai”. Per il governatore “se l’Eni ama l’ambiente proceda subito al risanamento del suolo e del sottosuolo, delle acque, e bonifichi interi territori da riconvertire economicamente”.
Rispondendo alle domande dei cronisti, Crocetta ha poi spiegato perché accusa l’Eni di condurre una politica anti-meriodionalista. “Perché – ha detto – la holding giustifica la chiusura di Gela per avere perso 150 milioni a causa degli impianti fermi per un incidente e revoca 150 milioni di investimenti, mentre non chiude affatto la raffineria di Sannazzaro (Pavia) ma la difende pur avendovi registrato perdite per 250 milioni a fronte di 1,5 miliardi già spesi in maniera fallimentare”. “Ecco perché questa battaglia la dobbiamo vincere”!