Pubblicato il: 27/01/2014 alle 17:43
E' morto di tumore, a Gela, un altro operaio, Salvatore Mili, 66 anni, del reparto Clorosoda del petrolchimico dell'Eni, l'impianto che un comitato di ex dipendenti, ricorrendo alla magistratura, ha definito killer per le sostanze tossiche e cancerogene che vi si manipolavano: cloro, mercurio, dicloroetano, cloruro di vinile, e altro. L'Inail non gli ha riconosciuto la malattia professionale. Prima di lui altri 15 suoi colleghi sono morti per presunte patologie legate al ciclo produttivo del Clorosoda, un impianto chiuso e smantellato alla fine degli anni 90.
Un'inchiesta giudiziaria a carico dei vertici dello stabilimento dell'Eni è stata avviata dalla Procura di Gela, che, alcune settimane fa, esaminando il caso Mili e prendendo atto (dai certificati medici) che si trattava di un malato in fase terminale, ha chiesto e ottenuto dal gip l'interrogatorio dell'operaio in un incidente probatorio.
“La morte prematura di Mili – scrive il comitato degli ex dipendenti del Clorosoda – si aggiunge al lungo elenco di ex lavoratori dell'impianto killer (alcuni già morti) che combattono da otto anni per far sì che venga fatta giustizia”. Gli ex operai chiedono ai magistrati di fare presto: “La gente prima di morire vorrà sapere la causa della propria morte. E Mili è morto senza saperlo”. Infine, riferendosi con delusione ai politici e ai sindacalisti, scrivono: “Speriamo che domani al funerale che si terrà alle 10.30 nella chiesa di S. Antonio di Gela questi ‘signori' non vengano a fare la solita passerella perché questa volta troveranno gente più arrabbiata, non più disposta a essere presa in giro”.