Pubblicato il: 24/01/2024 alle 16:40
(Adnkronos) – "Se n'è andato come voleva lui, perché non lo convinceva nessuno: era 'hombre vertical' fino alla fine e ha deciso quello che voleva fare". Così il figlio di Gigi Riva, Nicola, ha ricordato il padre durante i funerali di 'Rombo di Tuono' che si sono svolti oggi, 24 gennaio, a Cagliari davanti a una folla commossa di migliaia di persone che si sono radunate attorno alla Basilica di Bonaria. A omaggiare la legenda del calcio, tanti grandi campioni del Cagliari: Zola, Matteoli, Pusceddu, Suazo, Selvaggi, Conti e tanti altri. Il ministro dello Sport Abodi è assieme al presidente del Coni Malagò. Buffon e Spalletti guidano la delegazione azzurra, con loro anche Tardelli, Cannavaro, Peruzzi e Amelia. Poi Claudio Ranieri con Cossu, Muzzi e tutti i giocatori della prima squadra. A lato Pisacane con la Primavera e le giovanili del Cagliari. L'affetto che i cagliaritani provavano per Riva è indescrivibile e le lunghe code in questi due giorni di camera ardente allo stadio ne sono stati una prova. Chi arrivava davanti al feretro si trovava i figli e Nicola, ha spiegato che, assieme al fratello Mauro, hanno cercato di stringere la mano a tutti. “È stato emozionante perché c'erano bambini, persone anziane, persone della nostra età, persone che non l'avevano mai visto e conosciuto – ha detto al termine della messa funebre -. Quando ci stringevano la mano ci dicevano 'È stato un grande uomo' e non 'È stato un grande calciatore'. Mio fratello e io abbiamo avuto la stessa sensazione, le persone piangevano col cuore e facevano le condoglianze a noi, ma a noi veniva da farle a loro perché non è andato via solo nostro papà, ma un familiare di tanti sardi”. Nicola Riva ha ricordato l'attaccamento alla maglia azzurra e quando il presidente del Coni Malagò nel 2017 aveva consegnato al padre il Collare d'oro in mezzo allo stadio in delirio. “Da allora non è più uscito di casa, forse coi canti 'Gigi Riva uno di noi' aveva chiuso un ciclo e si è chiuso a casa – ha spiegato Nicola -. E noi egoisticamente ce lo siamo goduto. Spero che ora papà possa rivedere la sua mamma in cielo, perché era la persona che ha amato di più”. “In questi giorni abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, quella profondità di amore e dolore, di passione e malinconia, mai gridata – ha detto l'arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi durante la cerimonia -. Che si lasciava leggere con schiettezza ma mai possedere, che non si poteva né vendere né comprare”. Se 'Rombo di tuono' è il soprannome più noto del più forte attaccante italiano di tutti i tempi, 'hombre vertical' è la definizione che meglio descrive il rigore della sua schiena dritta. Ma la scelta di rifiutare le grandi squadre e stringere un patto eterno con la Sardegna, nel ricordo del segretario generale della Cei era abbinato a una genuinità lontana anni luce dal mondo del calcio moderno. “Molte sono le immagini di questi giorni, la maggior parte delle quali fissano l’eleganza della corsa, la bellezza e la potenza del gesto – ha sottolineato monsignor Baturi -. E poi, dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quella esultanza spontanea, come tutti noi da bambini, a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni”. Un passaggio che si è allontanato dalla tradizionale liturgia funebre e si è avvicinato al cuore delle migliaia di persone presenti in chiesa e fuori. “Corri di nuovo, caro Gigi, e tendi ancora quelle tue lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto”, ha concluso l'arcivescovo di Cagliari. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)