Pubblicato il: 07/02/2018 alle 08:50
Berlusconi in una recente intervista a TeleLombardia riparla di Ponte sullo Stretto ed è subito “bagarre”.
Ad insorgere sono quasi tutti: in prima fila i grillini, poi i postcomunisti di LEU e persino i “partigiani” del PD con Antonio Rubino.
Non che si abbia fiducia in Berlusconi: in 20 anni di governo avrebbe potuto fare di più per il ponte, ma ci amareggia che nessun altro oggi ne parli; che non rientri in alcuno dei programmi di governo dei vari partiti.
A dire il vero l'Assessore Regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ha detto che entro il 2023 il governo regionale inizierà i lavori del ponte e anche a queste parole i grillini sono insorti con veemenza, asserendo che in Sicilia mancano i più elementari servizi come l'acqua e non si può parlare di ponte.
Come si fa a spiegare a questi “signor NO” che non si deve parlare di priorità bensì di contemporaneità, che l'acqua che manca a Palermo e il Ponte sullo Stretto rappresentano la stessa priorità, rappresentano le due facce della stessa medaglia, sono entrambi aspetti dello stesso degrado, della stessa arretratezza, il risultato di decenni di politiche antimeridionaliste, di ritardi infrastrutturali, di omissioni e bugie.
Siamo arrivati al paradosso: a parlare di Ponte sullo Stretto é Salvini, sia per voce dell'esperto Armando Siri, come anche per voce del segretario regionale della lega.
La cecità e l'ignoranza di personaggi come Cancelleri, Di Battista, Campanella, Palazzotto e del “partigiano” siciliano Antonio Rubino, fanno dire loro che il ponte non è utile allo sviluppo del paese quando è risaputo che non solo è utile, ma indispensabile se si vuole dare alla Sicilia un volto nuovo, se non si vuole escluderla definitivamente dalle grandi vie di trasporto che collegano il Mediterraneo al resto d'Europa.
Chiaramente il ponte deve far parte del “Sistema Sicilia”, deve cioè fare sistema con altre infrastrutture indispensabili e cioè i collegamenti idrici, i porti, gli aeroporti, le ferrovie veloci.
Mentre Renzi, Del Rio e compagni vanno in Cina e firmano accordi commerciali per il potenziamento dei porti di Genova e Trieste per il progetto cinese de “La nuova via della seta”, la Sicilia viene volontariamente esclusa dalle nuove vie di comunicazione e trasporti, esclusa volontariamentee deliberatamente da un percorso politico che naturalmente dovrebbe vederla in prima fila, perché Iddio l’ha voluta al centro del Mediterraneo, punto di equilibrio tra tre continenti, crocevia di popoli e di conoscenze, che – come ha scritto recentemente su La Sicilia Michele Guardì – sono il senso della storia dei nostri giorni e che comprendono apertura delle frontiere, tolleranza, solidarietà.
Una Sicilia vocata a divenire piattaforma degli scambi e capitale del Mediterraneo.