Pubblicato il: 21/01/2023 alle 12:36
Sport e giustizia. Un tema attuale dopo la penalizzazione di 15 punti alla Juventus per le plusvalenze e l’interdizione dall’attività sportiva ad 11 dirigenti, già dimessi, della “Vecchia Signora”. Una sentenza, quella della Corte federale d’appello, che fa storcere il naso ai tifosi bianconeri che guardavano alla classifica di Serie A per le competizioni europee. E la scalata per un posto utile sarà difficile.
Ben 10 anni fa, subito dopo lo scandalo “Calciopoli” a Caltanissetta si erano puntati i fari “Verso un giusto processo sportivo”. Una due giorni, di rilievo nazionale, al Teatro Margherita voluta dall’avv. Giuseppe Dacquì , che è stato per molti anni giudice sportivo,componente della commissione disciplinare territoriale di Palermo. Un dibattito tra sport e giustizia a cui prese parte anche Giancarlo Abete all’epoca presidente della Figc, cioè la Federazione italiana giuoco calcio.
È trascorso un decennio da quell’incontro nisseno e ne abbiamo voluto parlare con chi ha organizzato quel dibattito insieme a Sandro Morgana, oggi presidente della LND Sicilia, cioè Lega nazionale dilettanti. Avvocato Dacquì quando ha organizzato il dibattito sollecitando un giusto processo sportivo era qualche anno dopo il terremoto sportivo di Serie A. “Erano gli anni in cui i tifosi di tutti di tutta Italia pensavano al “sistema” che era stato realizzato tra società sportive ed i principali organi calcistici italiani oltre ad arbitri e assistenti”.
Ma lei già puntava ad un giusto processo…“Certo, in ambito sportivo bisognerebbe applicare anche il principio scritto nella nostra Costituzione del giusto processo e procedere alla revisione solo per i condannati qualora emergano nuovi elementi a discolpa della squadra o dei dirigenti sportivi”.
Parla di giusto processo. Perché? “Il procedimento sportivo è sommario. L’impegno dei colleghi avvocati davanti ai giudici della Corte federale è spesso vano. C’è poco da fare di fronte a regole da inquisizione. Nel nostro ordinamento processuale penale la revisione è prevista solo per i condannati, per gli assolti assolutamente no. Come vede nel processo sportivo la revisione (nella fattispecie revocazione) è stata possibile nonostante le assoluzioni. Ciò è inaccettabile. In quel convegno feci questa domanda: come posso io giudice essere giusto se le regole che disciplinano il processo sportivo sono ingiuste?".
Lei esprime il suo pensiero come se non ci vedesse chiaro sulla decisione di ieri per la Juventus ed i suoi dirigenti. Eppure il suo sangue è rossonero. “Ebbene si, tutti lo sanno che io sono un tifoso del Milan, ma quando si parla di diritto non c’è maglia che tenga. L’avversario calcistico si combatte sul campo e non in un’aula di giustizia. Mi consenta di togliermi simbolicamente la maglia del tifoso rossonero doc ed indossare la toga per dire convintamente che bisogna cambiare le norme se vogliamo un giusto processo sportivo. Lo affermavo 10 anni fa e torno a ribadirlo adesso”.