Pubblicato il: 10/09/2013 alle 11:27
Associazioni animaliste nissene contro l'eccessivo allarmismo sul fenomeno del randagismo nel capoluogo. Oggi i rappresentanti della Lida, del Wwf e della Lav, rispettivamente Salvatore Colonna, Ennio Bonfanti e Jessica Natale, hanno indetto una conferenza stampa nella sede del comitato di quartiere San Luca per dire basta alla “criminalizzazione dei cani vaganti”.
Una replica, dicono gli animalisti, “in risposta all’ennesima e ciclica ondata di zoofobia che si registra nella città di Caltanissetta. Periodicamente, e sempre con maggior frequenza purtroppo, assistiamo alla diffusione di notizie, dichiarazioni e denunce, quasi sempre infondate ed esagerate, che dipingono la nostra città come un luogo pericolosamente invaso da “mostri assetati di sangue umano”, che hanno come unico interesse quello di aggredire ed azzannare chiunque osi uscire dalla porta di casa.
Totò Colonna, responsabile della Lida, ha detto che “da anni i volontari delle Associazioni presenti nonché diversi cittadini privati sensibili alla problematica randagismo, si occupano concretamente e quotidianamente degli animali vaganti che condividono gli spazi pubblici nella nostra città. In tutto questo tempo e nelle situazioni più estreme, come nelle ore notturne, e nei quartieri isolati, non ci è mai accaduto nulla che potesse costituire una minaccia all’incolumità pubblica o privata. Questo perché nella nostra città non esistono “cani killer, cani rabbiosi, cani feroci” ma, viceversa, decine di animali abbandonati, maltrattati, denutriti, malati o feriti, generalmente mansueti o addirittura che temono la presenza dell’uomo”.
Pe i tre esponenti di Lida, Wwf e Lav, “la presenza di cani randagi è eccessiva. Questo sicuramente non può essere tollerato in una città civile e che tutto ciò provochi inconvenienti ai cittadini. Siamo altresì consapevoli che molte persone hanno un innato timore dei cani, per cui la sola presenza è motivo di preoccupazione; che la convivenza uomo-animali è un obiettivo difficile da conseguire poiché richiede un approccio equilibrato ed un livello culturale che da noi stenta ancora ad affermarsi”.
Fatta la premessa, le associazioni animaliste denunciano che “ripetuti e soprattutto infondati allarmismi, frequenti campagne mediatiche di intolleranza verso i randagi e denunce prive di fondamento e di qualsivoglia riscontro oggettivo, creano un danno enorme dal punto di vista non soltanto culturale, ma anche sociale, istituzionale, economico, che paradossalmente ostacola e ritarda le azioni di prevenzione e contenimento del randagismo. Questo il folle meccanismo che questi allarmismi innescano. Sotto la propria abitazione, Tizio non tollera la presenza di alcuni cani; scende per strada, gli si avvicina nel tentativo di scacciarli provocando l’abbaiare dell’animale. Tizio si sente aggredito ed un “sopravvissuto”, un miracolato; quindi telefona ai Vigili Urbani o si reca presso un ufficio di Polizia e denuncia la presenza di cani feroci e morsicatori nella sua strada. Non soddisfatto, contatta un quotidiano o rilascia un’intervista ad un’emittente televisiva, facendo dichiarazioni con toni allarmistici e non riscontrabili. Quindi – sostengono Colonna, Bonfanti e Natale – si scatena il panico fra i concittadini ma anche presso le autorità preposte (Comune e servizi veterinari dell’ASP); allora qualcuno ordina la “spedizione punitiva” nella strada di Tizio: arriva l’operatore del canile (perennemente saturo), cattura il primo cane innocuo che ha la sfortuna di passare da lì, ed il cerchio si chiude. Fino a quando Caio – abitante a 100 metri da Tizio – non ripete lo stesso meccanismo due mesi dopo.
Questo nella migliore delle ipotesi perché, a Caltanissetta, molte volte Tizio e Caio dopo aver ottenuto risposta negativa dal Comune per mancanza di posti liberi al canile, decidono di far piazza pulita col criminale metodo delle polpette avvelenate.
Purtroppo, però, nessuna di queste azioni ha minimamente inciso sul contenimento del fenomeno randagismo. Infatti operando secondo il suddetto meccanismo, si ottiene un unico effetto: l’impennata della spesa pubblica ad esclusivo vantaggio del canile privato che aumenta i suoi profitti milionari senza alcuno sforzo”.
Secondo Jessica Natale “la cosiddetta “emergenza aggressioni” non c’è e se c’è non si trova per strada ma nelle case e abitazioni: l'80% delle aggressioni avviene in ambito domestico. Occorre pertanto fare informazione affinché il cane sia gestito e condotto in modo corretto; da molti anni i veterinari che si occupano di comportamento sottolineano come il problema aggressioni vada affrontato in modo articolato e preciso e non con indicazioni generiche e demagogiche. Non abbiamo bisogno di allarmismi, della creazione di “mostri da prima pagina”. Oggi è necessario invece che vi sia un punto di svolta affinché in tema di randagismo le parole siano seguite da fatti concreti e davvero utili, che elevino la questione da irrisoria a importante. A Caltanissetta serve un’importante, necessaria ed improcrastinabile inversione di rotta. Infatti, ogni mancata decisione, ogni omissione d’intervento da parte di tutti i soggetti deputati a dare soluzioni positive (ASL, Comune, Polizia Municipale, Veterinari privati) e nel rispetto pieno della legalità, ogni ritardo, sarebbe ulteriormente colpevole e riproporrebbe nuovamente gli stessi problemi di cui oggi ci occupiamo. Per abbattere il randagismo e limitare drasticamente i rischi per la sicurezza non possiamo che concentrare gli sforzi sulla prevenzione e l’applicazione, puntuale e concreta, delle linee guida regionali e nazionali”.
Ennio Bonfanti, in chiusura, ha spiegato che le associazioni animaliste non resteranno impassibili davanti a chi genera panico e allarmismi infondati e pericolosi che hanno come bersaglio i randagi. Il presidente del Wwf infatti ha annunciato di avere incaricato i propri legali per “esaminare le dichiarazioni e le affermazioni, avvenute in sede pubblica o mediatica, in occasione dell’ultimo caso di presunta aggressione nella zona industriale cittadina. Sono stati incaricati di valutare se possano essere ravvisate condotte penalmente rilevanti; comunque, per il futuro preannunciamo che denunceremo alla Magistratura, per il reato di “procurato allarme”, ogni altro episodio di esagerazione ed allarmismo infondati, falsi e pretestuosi! Quello del randagismo è un argomento serio che non può essere affrontato né con la demagogia da quattro soldi né con gli spauracchi né terrorizzando i cittadini. Nemmeno è tollerabile l’abuso e l’uso strumentale delle denunce alle Forze di Polizia per colpire i randagi con spirito di “vendetta”. Perché questi solerti concittadini – aggiunge Bonfanti – non denunciano anche il vicino di casa che abbandona i cuccioli nel cassonetto della spazzatura? O il bullo del quartiere che alleva cani da presa e li addestra ai crudeli combattimenti? O, ancora, il vicino che non ha iscritto il proprio cane all’anagrafe? Perché quando le nostre Guardie zoofile indagano contro sevizie, maltrattamenti e abbandoni, nessuno vuol parlare, nessuno vuol testimoniare ciò che ha visto, tutti hanno paura di denunciare? Ma se c’è da andare addosso ai randagi indifesi (o, addirittura, alle ragazze che portano un po’ di cibo ad un cane di quartiere), allora tutti diventano superuomini”.
Alla conferenza stampa ha preso la parola anche Giuseppe Salvatore, un cittadino che accudisce una comunità canina in via Salvo D’Acquisto: “Sono il portavoce di un gruppo di volontari nisseni che fanno il possibile per alleviare le sofferenze di questi nostri amici. Siamo un gruppo nato spontaneamente: su Facebook abbiamo creato il gruppo “Canuzzi, compagni di strada”. Siamo alcune di quelle persone che non possono girarsi dall'altra parte quando ci sono creature in difficoltà. Vorremmo che il problema del randagismo fosse contenuto, che fosse sotto controllo. Ci serve aiuto. Attualmente nella sola comunità canina di cui ci occupiamo, insieme a persone veramente eroiche, sono nati 9 cuccioli di cui 2 adottati e uno purtroppo travolto da una macchina che transitava a velocità sostenuta. I grandi sono una decina, le femmine almeno quattro. La crescita è esponenziale. Dobbiamo fare qualcosa subito. Passaggio fondamentale è la sterilizzazione. Chiediamo un aiuto dal Comune per questo intervento notoriamente garantito dal servizio sanitario regionale. Altro punto sensibile è l’adozione: chiediamo un aiuto dai cittadini per le adozioni. Aiutateci adottando un cucciolo. Se non si è nella condizione di poterlo fare personalmente , allora diffondete l’appello ad altri. Non vorremmo più vedere cuccioli abbandonati nei cassonetti della spazzatura. Non vorremmo più vedere “canuzzi” travolti da pirati della strada. Non vorremmo più vedere cani affamati, ridotti ad un mucchietto d’ossa. Vorremmo una città più sensibile a queste tematiche, vorremmo una città civile”.