Pubblicato il: 20/08/2014 alle 08:12
Un chiostro di un antico palazzo, una tiepida serata estiva, una luce soffusa e le note del jazz. Questo era il programma che ieri, alla Biblioteca Scarabelli, era stato promesso agli spettatori che sarebbero intervenuti al secondo appuntamento “Guida all’ascolto del Jazz”. L’evento, inserito all’interno del calendario estivo “La città in piazza” organizzato dall’amministrazione comunale, dalla Pro Loco di Caltanissetta e dall'Associazione Culturale Musicarte, ha superato le aspettative iniziali diventando un piacevolissimo momento che ha deliziato anche chi non aveva l’orecchio abituato a questo tipo di musica. Suoni intercalati da una guida introduttiva all’immenso mondo del jazz, piccoli suggerimenti musicali sui grandi mostri sacri che hanno reso questo ritmo così celebre e amato.
L’idea di base era quella di ascoltare solo il pianista Ciccio Leo ma il fascino della musica è quello di coinvolgere e aggregare talenti che, invece di primeggiare, cercano di completarsi a vicenda. Ed ecco che l’assolo è diventato un duo, un trio e, addirittura un quartetto. La serata, così arricchita, è stata animata anche dal batterista Michele Territo, dal bassista Antonio Fiore e dalla voce di Patrizia Capizzi.
A unirli la passione per la musica in generale e per il jazz in particolare, questo ritmo che, tra dissonanze e note calde, rende il genere assolutamente unico nel panorama sonoro mondiale.
Creato negli Stati uniti nel XX secolo dalla popolazione afroamericana, il jazz ha dato spazio all’interpretazione e ai musicisti che hanno voluto integrare, con il loro tocco personale, lo spartito di base. E così hanno fatto ieri sera i musicisti. Impossibile non muovere la testa seguendo il ritmo accattivante e coinvolgente scandito dai piatti della batteria e dalle dita che scivolavano tra le corde del basso e i tasti del piano nel suggestivo cortile della Biblioteca Scarabelli.
Note calde e appassionate come il rosso della tastiera e delle scarpe di Ciccio Leo e della spazzole sulla batteria di Michele Territo. Un’atmosfera rilassata e rilassante come lasciava trasparire Antonio Fiore, tranquillamente accomodato nella sua sedia, ma chi ha mai provato a suonare uno strumento musicale sa bene che per saper suonare il jazz ci vuole tecnica, passione e ritmo. Dietro quei sorrisi e quella fluidità nel suonare, dunque, si celano tante ore di duro lavoro che i tre musicisti hanno certamente eseguito per far raggiungere al loro uditorio un elevato livello di gradimento confermato dagli applausi, alla fine di ogni brano.
E sotto la luce verde che accoglieva i musicisti circondandoli di un’aurea ancora più affascinante la voce di Patrizia Capizzi ha completato, al calar della sera, un suono di per sé meraviglioso.
Un’atmosfera alla quale i nisseni non sono abituati, una location non abbastanza valorizzata in una piazza che è diventata – da poco e si spera per molto – un luogo di ritrovo, un luogo dove poter far cultura e scoprire un nuovo mondo.