Pubblicato il: 18/12/2019 alle 16:27
C’è Gioa che ha deciso di restare in Sicilia per realizzare le sue borse; c’è Giuseppe che dai pneumatici in disuso tira fuori acciaio e un granulo utilizzato per pavimentazioni, parchi gioco, piste ciclabili, tappetini per l’insonorizzazione e anche le suole delle scarpe; c’è Luca che ha scelto di investire nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica così come Massimo o Gianluca. E poi c’è chi ha scelto di impegnarsi nelle associazioni, nella politica, nel sindacato. Sono tanti i siciliani che, oggi, a Palermo, in Sicindustria, hanno risposto all’appello dei Giovani imprenditori di Confindustria partecipando a “Muovi-Menti”, una vera e propria chiamata alle armi per dire stop alla fuga dei cervelli: dal Movimento delle valigie con Padre Antonio Garau a quello di Si resti arrinesci; dai giovani dell’Ance e di Confagricoltura a Legambiente e ai rappresentanti dei principali partiti. E ancora, il vicepresidente vicario di Sicindustria, Alessandro Albanese, con l’intera squadra di vicepresidenza; il vicepresidente della Regione siciliana, Gaetano Armao, intervenuto in videoconferenza; l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Palermo, Giovanna Marano; il rettore dell’Università degli studi di Palermo, Fabrizio Micari; Giuseppe Notarstefano, professore della Lumsa; Claudia Casa, direttore regionale di Legambiente; il segretario generale della Cisl siciliana, Sebastiano Cappuccio; Franco Tarantino e Giovanni Borrelli rispettivamente della Cgil e della Uil Sicilia.
“I numeri, da soli, basterebbero a far saltare dalla sedia chiunque – ha detto in apertura dei lavori il presidente dei Giovani imprenditori siciliani, Gero La Rocca –: 5.608 laureati di 25 anni che, in appena un anno, nel 2018, hanno abbandonato la Sicilia per andare a lavorare altrove e 200 mila già formati che, dal 2002 al 2017, hanno ‘deciso’ di fare i bagagli. E il termine ‘deciso’ lascia l’amaro in bocca perché, troppo spesso, la partenza non è una scelta ma una necessità. È per questo che abbiamo deciso di radunare tutti coloro che, a diverso titolo, rappresentano i giovani in Sicilia perché siamo consapevoli che solo tutti assieme possiamo provare a cambiare direzione”. “Noi oggi – ha aggiunto La Rocca – ci assumiamo l’onere di mettere insieme tutte queste voci e trasformarle in un documento unico che le contenga. Un documento da consegnare ai governi regionale, nazionale e alle istituzioni europee. Un modo per scuotere ancora una volta, e ancora più forte, la classe dirigente e ripetere che dobbiamo invertire la rotta. Perché una cosa è certa: non vogliamo essere ricordati come la generazione che avrebbe potuto fare qualcosa e che non l’ha fatta”.
“L’impresa – ha sottolineato Albanese – è l’unico reale generatore di ricchezza capace di creare opportunità per i nostri giovani. Oggi il problema reale è che i ragazzi vanno via e non c’è alcun ricambio, perché questa terra non è attrattiva. E allora chiedo: ci diamo finalmente un modello di sviluppo che alla Sicilia manca da 50 anni? E un modello di sviluppo serio non può prescindere dalla manifattura, dalla produzione, dalla creazione di valore”. Invito subito raccolto da Armao, che ha annunciato: “Entro venerdì consegneremo lo schema strategico di sviluppo 2020-2030 e, appena varato dal presidente Musumeci, sarà distribuito a tutte le organizzazioni e ai sindacati per condividerlo perché non può esistere crescita senza condivisione. Questa Sicilia è stata finora troppo disattenta nei confronti di chi vuole investire qui”.