Pubblicato il: 07/12/2017 alle 18:29
Il comitato cittadino “Salviamo La Bellezza”, dopo un’attenta ricerca, basata sullo studio e l’incrocio di dati di vecchie pubblicazioni, grazie al lavoro costante e certosino del socio Giuseppe Brugioni, teme, con il dovuto beneficio del dubbio da verificare nelle dovute sedi istituzionali e con i professionisti del settore, che la collezione museale di Gela sia stata privata di diversi reperti a causa di un errore scientifico di contestualizzazione.
Nello specifico si fa riferimento ad una Erma in bronzo del V sec. a.C., proveniente dalle contrade ad est della città di Gela, che è stato oggetto di pubblicazione nel 1909 da parte dell’archeologo Paolo Orsi. Il reperto risulta esposto attualmente nel Museo Archeologico di Ragusa (dove è indicato come proveniente dagli scavi Orsi, in particolare dalla necropoli di Passo Marinato presso Camarina!) e, con la stessa dicitura, è presentato con una descrizione sommaria tra i reperti del Museo ragusano nella pagina web dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana. Sembrerebbe la stessa trovata dall’Orsi a Gela! Forti dubbi riguardano anche altri reperti rinvenuti da Paolo Orsi e indicati come provenienti da Camarina, sempre esposti a Ragusa. Facciamo riferimento di preciso ad un’anfora attica interamente verniciata in nero che l’archeologo descrive con anse attorte a funicella e attaccatura alla spalla del vaso ornata a palmette ioniche che somiglia, in modo sorprendente, ad un’anfora rinvenuta a Gela in contrada Spinasanta e pubblicata dallo stesso Orsi nel 1932 (Notizie degli scavi di antichità – Accademia Nazionale dei Lincei – Gela Esplorazione di una necropoli in contrada Spinasanta). Il Comitato chiede al direttore del museo di Gela, Emanuele Turco, di verificare quanto si sospetta. Il Comitato ringrazia il prof. Nicolò Bruno, responsabile archeologo per l’area di Caltanissetta della Soprintendenza del Mare per la sensibilità e l’interesse dimostrati verso le nostre istanze.