Pubblicato il: 17/03/2019 alle 19:09
Uno spettro si aggira per la campagna elettorale nissena: lo spettro di Antonello Montante. Da più parti si fa riferimento a rapporti intrattenuti da candidati con l'imprenditore oggi sotto processo e qualcuno promette eclatanti rivelazioni. Credo che sia opportuno, nell'interesse dei cittadini, individuare un metodo che eviti strumentalizzazioni e consenta, nei limiti del possibile, lo svolgimento di una campagna elettorale leale e serena. L'obiettivo non è facile da raggiungere ove si consideri la gravità delle accuse rivolte a colui che veniva indicato come il paladino della legalità, la complessità delle dinamiche sottese a tali accuse, l'entità degli interessi in gioco. Una premessa indispensabile per una corretta analisi è costituita dal fatto che non tutte le dinamiche e non tutte le persone coinvolte nelle vicende che riguardano Montante sono in questo momento all'attenzione della Magistratura. Qui non si vuole anticipare alcun giudizio ma, in attesa dello stesso, va detto che appare innegabile come vi siano enormi settori della politica, dell'imprenditoria, del mondo delle professioni che, pur avendo indiscutibilmente tenuto legami strettissimi con l'imputato e avendo ricevuto grandi vantaggi dell'agire sotto la sua protezione, non risultano al momento coinvolti dalle indagini. Io non so se Montante sia colpevole o meno e, da cultore delle garanzie processuali, non pretendo di anticipare alcun verdetto. Non riesco tuttavia a spiegarmi, fino ad oggi, l'assenza, tra gli imputati, di tante persone, ad iniziare da chi non ha impedito la grave degenerazione e le gravissime distorsioni di cui si discute nelle aule e sui giornali. Ad un attento osservatore che volesse ricostruire le vicende politiche, economiche e giudiziarie degli ultimi anni non sfuggirebbe di certo l'assenza, tra gli imputati, di troppe persone, tanto da poter dire che solo una piccola parte di quello che si vuole essere stato un sistema criminale é oggi sotto processo.Questa incompletezza dell'azione punitiva, che potrebbe essere solo provvisoria, deve però indurre da un lato ad avere fiducia nella Magistratura attuale e dall'altro ad evitare fughe in avanti fondate su rancori e desideri di rivalsa del tutto personali. Alludere a presunti contatti di questo o quel candidato col Belzebù di casa nostra (accusato con particolare accanimento soprattutto da chi ha prosperato grazie a lui) senza essersi prima recati in Procura a denunciare con dovizia di particolari, equivale ad avvelenare i pozzi, sollevando polveroni che i cittadini non meritano. Siamo certi che i complici di quel sistema (che la Magistratura ci dirà se e fino a che punto era illegale) stiano tutti da una parte politica? La storia nissena recente ci dice tutto il contrario, mostrando una collateralità del tutto trasversale. La città, per scegliere gli amministratori che avranno il difficilissimo compito di farla uscire da una decadenza che appare inarrestabile, ha bisogno di una campagna elettorale priva di veleni e di oscure allusioni. Da questo punto di vista l'unica strada percorribile appare quella della fiducia nell'operato dei Giudici e dell'attesa dei risultati di tutte le inchieste in corso. Tutto ciò che è fuori da esse resta manifestazione di faziosità che, priva di una certezza processuale, rischia di inficiare gravemente la libera determinazione del corpo elettorale. Sergio Iacona