Pubblicato il: 30/06/2024 alle 11:48
Si fa un gran parlare di Autonomia Differenziata, da un lato (il centro destra) lo si fa come una vittoria acquisita, dall'altra (centro sinistra) si grida all'ingiustizia. Nel nostro paese siamo abituati a dare un colore politico anche ad una buca, a seconda della convenienza; il ben fatto può diventare superfluo e, l'ordinario diventare straordinario.
Nel caso dell'Autonomia differenziata, fortuna vuole che, siamo ancora lontani, questa volta la lentezza del pachiderma burocratico italiano, tornerà utile ad una seria riflessione sui costi e benefici sociali di questa riforma, proclamata e bistrattata ad intermittenza, da tutte le parti politiche.
Sia inteso, si tratta di una legge quadro, che definisce le linee generali (come realizzeremo l'autonomia differenziata).
L'attenzione deve essere massima, da cittadino del profondo sud, conoscendo l'inadeguatezza della raccolta fiscale, la stagnante economia e, in ultimo ma non in ultimo, l'inadeguatezza politico amministrativa attuale, si rischia una recrudescenza verso una condizione di vita malsana.
Puntiamo l'attenzione su uno, tra gli elementi essenziali della riforma, costituito dai LEP (livelli essenziali minimi delle prestazioni, dei servizi). Il governo si è dato un tempo di due anni, per definire tali livelli minimi. Questo dovrà avvenire prima che “lo stato” effettui il trasferimento di risorse alle regioni (sperando in un restyling normativo adeguato).
Ora, considerata la differenza sostanziale, già presente nel welfare sociale Italiano, tra regioni del sud e regioni del nord; Cosa possiamo aspettarci per i servizi essenziali quali sanità e istruzione?
L'obiettivo della fissazione di LEP omogenei per tutta Italia, naturalmente, comporta maggiori costi.
Dal disegno di legge, si evince che, le esigenze di adeguamento di servizi, andranno finanziati con provvedimenti coerenti con gli obiettivi di finanza pubblica che, tradotto, significa che per migliorare un servizio, devo effettuare un taglio a danno di un altro servizio, oppure aumentare le entrate, con maggiore tassazione.
Detto in soldoni, per rimanere in tema di pecunia, non sará possibile realizzare l'autonomia, con aumenti di deficit. Intanto la bagarre politica potrà continuare, ma il governo, come anticipato, si è dato due anni di tempo per la definizione dei LEP – non ci resta che incrociare le dita. La realizzazione sarà ardua, considerati i costanti saldi di bilancio della finanza pubblica in segno negativo, ed il paese impossibilitato a realizzare una maggiore contribuzione, pagando più tasse.
Le imprese sono allo strenuo e, gli imprenditori, stoici, cercano di fare rete per sopperire alla mancanza di servizi ed infrastrutture essenziali (ricordiamo che in alcuni poli produttivi manca la fibra, ma più tragico, manca l'acqua). Fortunatamente insistono e crescono gli istituti di credito cooperativo che, tenacemente, tengono fede alla propria connotazione locale e, ancora riescono non senza fatica a stare vicino alle imprese, supportandone la sopravvivenza e, nei casi più rari la crescita.
Corsi e ricorsi storici, ma la Sicilia si ritrova a dover fare di necessità virtù.
Intanto, l'odierno dibattito appare, un esercizio di partigianeria contrapposta.
Speriamo bene, che ci siano costruttori di futuro e non legionari del motto divide et impera.
Marco Fasciana