Pubblicato il: 01/06/2014 alle 09:42
Giuseppe Giannone
Non negano che fossero lì a litigare con il panettiere che ha rischiato la vita per una coltellata alla gola, ma Giuseppe Giannone e i fratelli Michael ed Anthony Scimonelli chiariscono molte circostanze e si difendono respingendo l'accusa che fosse nelle loro intenzioni di voler uccidere Marcello Baglivo, il ventiduenne accoltellato giovedì mattina in via Rochester.
I tre cugini sono comparsi davanti al Gip Marcello Testaquatra che li ha interrogati nel carcere Malaspina e lunedì deciderà se convalidare il fermo ed emettere l'ordinanza di custodia cautelare come chiede il pm Sofia Scapellato. Durante l'interrogatorio, Giannone e i fratelli Scimonelli hanno ribadito le versioni già fornite ai poliziotti della Squadra Mobile prima e al pubblico ministero dopo nell'interrogatorio. Giannone (difeso dall'avvocato Dino Milazzo) ha ammesso di aver sferrato lui le coltellate a Baglivo ma che ha colpito alla rinfusa perché durante la colluttazione ha perso gli occhiali da vista. “Volevo solo spaventarlo e allontanarlo, non volevo ucciderlo. Non capivo nulla, era sotto l'effetto di cocaina. Quando ho capito quello che avevo commesso mi sono fatto accompagnare da mia madre in Questura per costituirmi…”.
Michael ScimonelliFin qui la versione di Giuseppe Giannone, mentre Michael Scimonelli (difeso come il fratello dagli avvocati Maria Francesca Assennato, Alfredo Danesi e Carmelo Calà) ha ricostruito le fasi della rissa con Giuseppe Di Marca, cognato di Baglivo e vero obiettivo del “chiarimento” per la mancata restituzione di un paio di occhiali da sole. Movente alla quale gli inquirenti non credono affatto. “Lui non voleva ridarmi né gli occhiali né i soldi, cinquanta euro, così abbiamo litigato. Mio fratello e la madre di Di Marca hanno tentato di dividerci, attorno c'erano persone, ma quando siamo scappati abbiamo visto Baglivo a terra che perdeva sangue e pensavamo avesse sbattuto la testa”.
Anthony ScimonelliNelle prossime ore il giudice scioglierà la riserva sui fermi, valutando se i tre cugini debbano restare o no in cella con l'accusa di tentato omicidio pluriaggravato. Le indagini della Mobile comunque proseguono per accertare il reale motivo del litigio, che secondo gli inquirenti andrebbe ricercato in questioni di droga.