Pubblicato il: 21/08/2018 alle 09:54
Italia, agosto 2018. Euforici, eccitati e scomposti, connotati da preoccupanti manifestazioni di delirio di onnipotenza, leghisti-salviniani e grillo-casaleggini affermano: “La sinistra italiana è morta e sepolta. Non esiste più”. Questo, facendo riferimento, ovviamente, ai loro recenti successi elettorali e politici. Questo, facendo riferimento, ovviamente, alle rovine del Pd renziano. Ma è proprio così? La Sinistra italiana non esiste più?
Il mondo è complesso. La realtà mutevole. Sfuggente. E la politica troppo spesso, oggi, appare come un gioco feroce e ottuso. Ma veniamo al
dunque, la sinistra italiana: a parte alcuni buoni dirigenti di partito (Pd e LeU), esiste il mondo – piuttosto vivo, variegato e attivo – degli amministratori locali: sindaci, assessori, presidenti di regione impegnati nei territori. Insomma, coloro che tengono insieme – come diceva Walter Veltroni – riformismo e radicalismo, cioè cultura di governo e valori irrinunciabili della sinistra. C’è altro? Certamente sì. C’è quella “sinistra diffusa” senza casa ma ricca di idee, proposte, progetti. Una sinistra operosa e generosa. Tenace. Animatori sul territorio che si occupano di cultura, di volontariato. Intellettuali disorganici, ecologisti, “pensatori non allineati”. E poi, il mondo dell’innovazione scientifica e tecnologica più consapevole, più sensibile alle scelte politiche che possono incidere sul futuro. Un futuro per cui valga la pena spendersi. E poi, ovviamente, le ragazze e i ragazzi
di questa Italia. Ecco, la sinistra italiana c’è. E ci sarà. Malgrado tutto. Il Paese ne ha bisogno. La democrazia italiana (e non solo) ne ha bisogno. Un Paese da ri-pensare, re-immaginare. Ri-costruire. Un Paese da ri-sanare, ri-cucire. Curare. Con umiltà, straordinario impegno, creatività. Con spirito
collettivo. Con forza e coraggio. Insomma: gettando il cuore oltre l’ostacolo. Ancora una volta. Inevitabilmente.
Leandro Janni