Pubblicato il: 24/10/2021 alle 18:43
In questi giorni abbiamo assistito a diverse manifestazioni in alcune piazze italiane organizzate dai cosiddetti no-vax e no-green pass, ovvero quei cittadini che contestano il vaccino contro il Covid e il rilascio di un permesso per potersi muovere nei luoghi aperti al pubblico sia per lavoro che per piacere. I manifestanti sostengono che la richiesta di vaccinazione e del permesso siano contrari ai diritti costituzionali della libertà di cura e di circolazione e chiedono – spesso con toni e con modi totalmente sbagliati – che il Governo revochi l’obbligo del green pass, anche perché solo chi non è vaccinato non può avere questo documento che gli consente di muoversi liberamente. Vista sotto questo profilo, la posizione e le richieste dei no-vax e dei no-green pass sembrerebbero legittime tanto da rendere incomprensibile l’atteggiamento del Governo di mantenere il green pass, e quindi implicitamente l’obbligo vaccinale, dato che l’unica alternativa al vaccino sarebbe l’esecuzione continua di fastidiosi e costosi tamponi.
In realtà non è così: la Costituzione italiana dice tutt’altro e quindi sembra opportuno, nei limiti delle nostre competenze e del nostro raggio d’azione, spiegare come stanno le cose. Intanto occorre dire subito che la Costituzione non detta regole specifiche ma enuncia principi generali ai quali poi le singole leggi statali e regionali devono attenersi: i diritti dei cittadini derivano quindi direttamente dalle leggi che intermediano le singole posizioni, i singoli interessi con i principi generali dettati dalla Carta fondamentale della Repubblica. Le norme costituzionali che riguardano questa situazione sono due: vediamole specificamente e capiremo perché i no-vax e i no-green pass si sbagliano.
La prima norma che rileva è l’art. 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute. Questa norma afferma che la Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività. In sostanza, la salute del singolo è sì un diritto della persona ma è anche uno status tutelabile nell’interesse della collettività e quindi dell’intera popolazione. Questo significa che la tutela della salute di ciascuno di noi può essere chiesta anche dalla collettività perché la malattia del singolo cittadino può mettere in pericolo anche la salute delle persone che gli stanno vicino per motivi personali, familiari o lavorativi.
Facciamo un esempio che tutti noi abbiamo vissuto di persona almeno una volta: quando eravamo studenti e ci assentavamo per una malattia, anche banale, come un’influenza, il ritorno in classe era subordinato all’esibizione di un certificato del nostro medico curante nel quale si attestava la nostra guarigione. Siccome i nostri diritti trovano un limite invalicabile nei diritti altrui, noi non abbiamo alcun potere di tenere comportamenti che possano ledere il diritto alla salute altrui. Sin qui dovrebbe essere chiaro il punto di arrivo: ma facciamo un passo avanti. La stessa norma costituzionale afferma che nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Quindi i no-vax e i no-green pass non hanno affatto ragione quando affermano che nessuno può costringerli a vaccinarsi perché la stessa Costituzione che loro invocano subordina il diritto individuale di non curarsi alla sussistenza di una legge che impone il contrario.
La situazione attuale è molto complessa: i cittadini italiani escono da quasi due anni di sofferenze durante i quali hanno, abbiamo visto morti, malati gravi, città chiuse, economia al collasso. Non so perché un governo autorevole come quello di Mario Draghi non abbia ancora emanato un provvedimento normativo, o sollecitato il Parlamento a farlo, che imponesse la vaccinazione obbligatoria – che già nel nostro paese c’è per alcune patologie che infatti, grazie ai vaccini, sono quasi scomparse. Probabilmente si vogliono evitare ulteriori tensioni sociali o si vuole indurre i cittadini recalcitranti (a mio avviso, stupidamente recalcitranti) a vaccinarsi tramite i limiti indiretti del mancato possesso del green pass.
Fatto sta che se un no-vax afferma che non si può imporre la vaccinazione si sbaglia perché la Costituzione, come abbiamo appena visto, non pone una libertà assoluta di sottrarsi alle cure ma la subordina all’emanazione di una legge che ne detti modi, tempi e limiti. L’unico limite costituzionalmente previsto è quello del rispetto della persona umana: ma pare difficile pensare che mettere gratuitamente a disposizione del cittadino un’arma contro una malattia insidiosa come il Covid, salvandogli la vita, e portare la nostra società a vivere (questa volta sì) liberamente come prima possa rappresentare una mancanza di rispetto della persona umana. Esattamente il contrario, direi. La seconda norma che rileva è l’art. 16 della Costituzione, che tutela il diritto di circolazione e soggiorno dei cittadini nel territorio nazionale. I no-green pass dicono: la Costituzione ci permette di andare e stare dove vogliamo e quindi il green pass è incostituzionale perché lede questo nostro diritto fondamentale. Ancora una volta c’è un errore. La stessa norma costituzionale afferma infatti che questo diritto può essere limitato sempre da una legge che interviene per motivi di sanità o di sicurezza: per motivi anche di sanità. Appare quindi perfettamente conforme al dettame costituzionale il potere del Governo o del Parlamento di emanare una legge che limiti il diritto di circolare a quei cittadini che, per varie ragioni, possano mettere a rischio la salute pubblica. Così è stato fatto con la norma, recentemente introdotta su iniziativa del Governo, che ha introdotto l’obbligo di green pass per accedere a quei luoghi nei quali la concentrazione di persone espone il singolo al rischio di contagio.
Dicono i no-green pass: noi abbiamo il diritto di recarci al lavoro e lavorare anche senza green pass perché il diritto al lavoro è anch’esso costituzionalmente previsto. È vero: il diritto al lavoro è previsto dall’art. 4 della Carta fondamentale, ma è anche vero che, nel sistema dei diritti fondamentali del nostro ordinamento, non esiste il cosiddetto «diritto tiranno», cioè un diritto che prevale sempre e comunque su tutti gli altri. E allora è compito discrezionale del Legislatore, sia esso il Governo, tramite decreti legge e decreti legislativi, o il Parlamento, tramite le leggi ordinarie, individuare, nella particolare situazione storica, quale diritto, in caso di conflitto, ritenere prevalente nel momento in cui tale conflitto si manifesta.
È inutile dire che la tragedia che gli italiani hanno vissuto dal febbraio 2020 sino ad ora, con tantissimi morti e malati e con il crollo del nostro stile di vita e del nostro benessere, non può che fare ritenere prevalente, in questo momento, il diritto alla salute e alla vita che solo il vaccino ci può garantire. Spiace allora vedere che esistono politici, opinionisti, giornalisti e persino medici che remano contro la soluzione alla pandemia e il ritorno alla normalità per meri calcoli personali: in particolare, e lo scrivo perché sono ospite di una testata giornalistica online, ci sono giornalisti che, per vendere più copie del loro giornale o per avere più contatti sul loro sito web, danno voce a persone che contestano l’efficacia e la sicurezza del vaccino senza essere medici o la costituzionalità del green pass – a cui spero presso si affianchi l’obbligo vaccinale – senza essere giuristi.
Resto nel perimetro di questo breve intervento per ribadire, in conclusione e in sintesi, che la Costituzione non vieta né l’obbligo vaccinale né tantomeno l’obbligo di green pass e chi contesta, a mio avviso senza fondamento, queste precauzioni che potranno consentirci un prossimo ritorno alla normalità, deve trovarsi un’altra scusa, sperando, questa volta, senza alcuna interessata e inopportuna grancassa mediatica.
Antonio Onofrio Campione
P.S. – Queste riflessioni sono un modesto contributo al dibattito su vaccini e green pass e sono quindi rivolte a tutti gli utenti del sito: spero di essere riuscito a stemperare il linguaggio tecnico-giuridico, alle volte poco comprensibile, per rendere il meglio possibile quello che ho scritto.