Pubblicato il: 22/05/2023 alle 17:14
Il ciclone che ha scatenato le piogge violente all’origine dell’alluvione in Emilia-Romagna ha raffreddato di mezzo grado le acque superficiali nel Mar Tirreno e nel Canale di Sicilia. Lo indicano i dati raccolti dall’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale. La ricerca è stata condotta nell’ambito dell’infrastruttura internazionale chiamata Euro-Argo, controlla gli oceani utilizzando strumenti chiamati Argo float.
«Mezzo grado sembra poco, ma bisogna considerare che la temperatura si è ridotta fino alla profondità di 40 metri in poche ore e che, a differenza dell’aria, il mare impiega molto tempo per raffreddarsi», dice all’Ansa Milena Menna, ricercatrice della Sezione di Oceanografia dell’Ogs.
«Raccogliere dati in-situ è fondamentale per conoscere meglio l’effetto dei cicloni e fornire informazioni in tempo reale ai modelli di previsione», osserva. «Quando sappiamo che c’è una perturbazione in arrivo, aumentiamo la frequenza di campionamento dei nostri strumenti in acqua, chiamati Argo float, per avere più informazioni. Non è scontato riuscire a catturare l’evento perché non è possibile avere certezze sulla traiettoria che seguirà il sistema atmosferico».
Nel caso del ciclone che nei giorni scorsi ha scatenato la pioggia torrenziale sull'Emilia-Romagna, prosegue la ricercatrice, «i nostri strumenti hanno catturato il passaggio della struttura ciclonica e hanno registrato il raffreddamento della parte superficiale della colonna d’acqua e il trasferimento di energia all’atmosfera durante l’evento. Nel weekend appena trascorso – aggiunge – abbiamo continuato ad acquisire dati ad alta frequenza per seguire i sistemi ciclonici che hanno interessato Sicilia e Calabria».