Pubblicato il: 28/03/2014 alle 08:54
Resta al momento avvolto da una coltre di mistero il suicidio della tredicenne gelese, impiccatasi giovedì pomeriggio con una corda all'armadio della sua stanza, forse per un rimprovero del padre, forse per un'incomprensione o per una lite tra amici. La ragazzina avrebbe compiuto 14 anni a giugno. Frequentava la terza media in un quartiere distante dalla sua casa e all'inizio dell'anno scolastico aveva lasciato volontariamente il suo vecchio istituto dove aveva fatto le elementari e primi due anni di media. Su uno dei due biglietti lasciati nella sua stanzetta, senza destinatario, si legge: “Avete visto? Siete contenti?”.
Èstato il padre a scoprire il corpo della figlia appeso a quella corda. Disperato, ha cercato di soccorrerla, di darle aiuto, di riportarla in vita. La folle corsa in ospedale è servita a poco, così come inutili sono stati i tentativi di rianimarla al pronto soccorso dell'ospedale “Vittorio Emanuele”: il cuore della ragazzina si era fermato per sempre.
I carabinieri ora stanno cercando di appurare se c'è stata istigazione al suicidio e stanno interrogando familiari, parenti, insegnanti, qualche compagno di scuola e i ragazzi con cui si vedeva più spesso. E si cerca di definire il quadro caratteriale e comportamentale della ragazza. Le indagini sono coordinate dal pubblico ministero della Procura di Gela, Lara Secaccini.
Sequestrati telefonino e personal computer, mentre si cercano eventuali diari o appunti e si scruta con attenzione il profilo Facebook della tredicenne, che si era scelto un nomignolo da aggiungere al suo nome e cognome. Una foto, sul social network, la ritrae con una scritta sull'avambraccio: “Stay strong” (rimanere forte) scritto probabilmente con il rossetto; un appello alla forza che non è servito a salvarla. La ragazzina ha rinunciato presto a lottare e a modo suo pare che abbia voluto dare una lezione a qualcuno, nella maniera più tragica e incomprensibile. A chi? Si cerca ora anche un possibile fidanzato, visto che sul profilo Facebook si descriveva “impegnata”, accanto all'icona del cuore.
La famiglia vive in condizioni modeste ma dignitose. I genitori avevano un'attività commerciale che poi hanno venduto. Il padre viene descritto come una persona premurosa, attento a non far mancare nulla alla moglie e ai tre figli. Una famiglia come tante, con un reddito modesto ma unita. Nessuno, tra i conoscenti della tredicenne, avrebbe mai sospettato un gesto così estremo.