Pubblicato il: 03/03/2024 alle 09:17
«Filippo è disperato, non riesce ad accettare questa sua condizione, sente forte il peso dell’ingiustizia e sente di non avere armi per difendersi». Ornella Matraxia, madre di Filippo Mosca, il 29enne di Caltanissetta arrestato i primi di maggio dell’anno scorso e detenuto nel carcere di Costanza, in Romania, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti, ha la voce rotta dalla commozione.
Aspettando l’appello
Dopo la condanna in primo grado a oltre 8 anni, il prossimo 7 marzo si aprirà il processo di appello. “Spero che i giudici guardino con maggiore serietà le carte e gli atti giudiziari rispetto a quanto fatto in primo grado”, dice all’Adnkronos. Ma mamma Ornella resta con i piedi per terra. «Dieci mesi sono tanti, all’inizio davo speranza a Filippo, credevo che sarebbe emersa la verità, ma quella speranza poi è diventata una falsa illusione. Adesso non voglio fare lo stesso errore, mi preparo al peggio e se poi dovesse arrivare il meglio e finalmente questo incubo finirà la gioia sarà immensa».
Rispetto ai mesi passati in cui Ornella Matraxia ha denunciato le condizioni disumane di detenzione di Filippo, rinchiuso in una cella di una ventina di metri quadrati con altri 23 detenuti tra topi e scarafaggi, la situazione è «migliorata tantissimo» grazie al «clamore mediatico e all’intervento del ministro degli Esteri e dell’ambasciata». Il 29enne adesso è in una cella con altri cinque detenuti italiani e inglesi. «Per settimane non è riuscito a dormire per paura che lo accoltellassero, la sua vita era costantemente a rischio è stato aggredito e hanno tentato di accoltellarlo – ricorda mamma Ornella -. Le condizioni carcerarie restano identiche dal punto di vista igienico-sanitario e dell’alimentazione, però adesso posso andare a letto sapendo che è vivo. Anche l’ora d’aria la passa in un cortile separato rispetto agli altri detenuti per ragioni di sicurezza».
L’appello di mamma Ornella
«Filippo sta veramente male, cerco di dargli forza nell’affrontare tutto quello che arriverà, ma il coraggio non riesco a darglielo più», ammette Ornella Matraxia, che mercoledì prossimo raggiungerà la Romania in occasione dell’apertura del processo di appello. «E’ stanco, nervoso, impaurito e non ha più speranza – aggiunge -. Mi dice: “Mamma, fattene una ragione qui non esiste la giustizia e le cose non cambieranno”. E io, invece, mi auguro che qualcosa cambi, che qualcuno prenda in mano le carte che abbiamo prodotto. Perché siamo certi dell’innocenza di Filippo, c’è stato un clamoroso abbaglio, non hanno tradotto appropriatamente quanto trovato. La lingua è il grosso ostacolo contro cui continuiamo a combattere, le traduzioni delle intercettazioni sono state fatte malissimo. La realtà è che non c’è un singolo passaggio che possa provare il coinvolgimento di Filippo in questa storia».