Pubblicato il: 19/10/2019 alle 09:29
Ieri, venerdì 18 ottobre 2019, nel tardo pomeriggio, ricevo una telefonata da una giornalista della Rai per un'intervista, per una mia dichiarazione sul clamoroso ritrovamento, da parte dei Carabinieri di Catania, della cosiddetta "biga di Morgantina". Dopo un attimo di smarrimento mi informo e, soprattutto, osservo alcune foto della biga tramite Google – immagini. Ci sto pochissimo a capire che si tratta di un manufatto recente e non di un bronzo del V secolo a.C., come scrivono, quasi all'unanimità, gli organi di stampa e informazione. Non sono un archeologo ma sono uno storico dell'arte. Di certo, tra tanti altri libri, ho letto con attenzione il Discorso sul metodo di Cartesio. Di certo, quantomeno paradossale, appare il fatto che si possa arrivare a pensare, senza rendersi conto dell'assurdità dell'ipotesi, che un originale bronzeo del V secolo a.C. possa tranquillamente trovarsi, per
oltre cento anni, in cima a una cappella cimiteriale, del tutto ignorato dalla comunità scientifica italiana e internazionale. Tra l'altro, senza cadere a pezzi dopo qualche giorno di esposizione a intemperie e piogge acide. Ad ogni modo, la biga in questione, faceva parte del catalogo della fonderia Chiurazzi di Napoli, realizzata agli inizi del ‘900 e acquistata dalla famiglia Sollima, che poi la collocò nella parte sommitale della propria cappella gentilizia, nel cimitero monumentale di Catania.
Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia