(di Rita Cinardi, Ansa) Alla fine l'attesa è andata delusa. Matteo Messina Denaro ha deciso di non presentarsi in videoconferenza al processo in cui è imputato, a Caltanissetta, come mandante delle stragi di Capaci e Via D'Amelio. Ed è saltata così la 'prima' del boss in un'aula di giustizia dopo l'arresto avvenuto lunedì a Palermo. Il collegamento con il carcere de L'Aquila, dove l'ex latitante è detenuto, era stato predisposto dalla prima mattinata. Nello schermo da una parte l'aula bunker di Caltanissetta, dall'altra la stanza allestita in carcere. Ma quella sedia inquadrata dalla telecamera è rimasta vuota. Tra i motivi della rinuncia ad essere presente, oltre a una scelta difensiva, anche una visita medica richiesta dallo stesso Messina Denaro, per il quale slitta ancora la prima seduta di chemioterapia in attesa di altri esami. Era tutto pronto nella stanza dove sarà curato, proprio di fronte alla sua cella in modo da limitare potenziali contatti con altri detenuti, ma all'ultimo momento l'ex superlatitante avrebbe richiesto un ulteriore intervento del medico: in carcere è quindi tornato il professor Luciano Mutti, primario del reparto dell'ospedale de L'Aquila, che lo ha visto per la seconda volta.
Il processo intanto non si ferma. La Corte d'assise d'appello è entrata in aula alle 10.45, un'ora e un quarto dopo l'ora fissata per l'inizio dell'udienza. "Matteo Messina Denaro rinuncia a essere presente in videoconferenza", ha detto il giudice Maria Carmela Giannazzo prima di dare la parola ai due legali che fino ad oggi hanno difeso d'ufficio Messina Denaro, gli avvocati Giovanni Pace e Salvatore Baglio. A prendere la parola è stato quest'ultimo, incaricato con delega orale dal nuovo penalista che assiste l'imputato, Lorenza Guttadauro, nipote del boss. Baglio ha chiesto la concessione dei termini a difesa per consentire all'avvocato Guttadauro di potere acquisire gli atti, parlare con il suo assistito ed essere presente alla prossima udienza, fissata per il 9 marzo, alle 9.30, sempre nell'aula bunker di Caltanissetta. Oggi, da calendario, erano previste le arringhe finali della difesa. La Procura generale di Caltanissetta, a conclusione della requisitoria, pronunciata con l'imputato processato in contumacia perché era ancora latitante, aveva chiesto la conferma della condanna all'ergastolo.
"Che Messina Denaro collabori lo speriamo tutti – ha detto il procuratore generale Antonino Patti al termine dell'udienza – ma nessuno di noi può saperlo. E' depositario di conoscenze sulla stagione stragista del '92 e '94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori. Il livello di conoscenza di Messina Denaro per il rapporto stretto con Riina era probabilmente superiore a tutto quello che ci hanno raccontato i collaboratori. Fino ad oggi Messina Denaro è uno dei mandanti delle stragi del '92, ma anche uno di quelli che già nella fase iniziale aveva messo mano a questo progetto con la 'missione romana' dove addirittura è protagonista materiale, insieme a Graviano e agli altri". "L'arresto – ha continuato il Pg – è un momento che abbiamo accolto con soddisfazione. E' il coronamento di sforzi che l'autorità giudiziaria palermitana e le forze dell'ordine hanno per decenni dedicato. Le circostanze possono sembrare banali, ma dietro c'è un lavoro e una professionalità che secondo me non devono essere minimamente messe in discussione con discorsi dietrologici che lasciano il tempo che trovano".
Ma quale strategia processuale adotterà Messina Denaro? E' quello che si chiedono anche gli avvocati delle parti civili. "Al di là del plauso alle forze dell'ordine e alla magistratura per l'arresto di Messina Denaro – osserva l'avvocato Vincenzo Greco, legale di Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino al termine dell'udienza – 30 anni di storia ci insegnano che, prima di esultare, dobbiamo essere molto cauti perché per comprendere i contorni di certi avvenimenti bisogna aspettare e verificare determinati effetti a medio e lungo termine in ambito giudiziario, politico ed economico" "Quello che interessa ai familiari del giudice Borsellino – aggiunge il legale – è prima di ogni altra cosa l'accertamento della verità che si auspica sia prima di tutto una verità giudiziaria, e comunque laddove questo non fosse possibile, una verità storica. Certamente le parti che assisto rimarranno estremamente vigili su tutto questo".