Pubblicato il: 29/08/2022 alle 09:42
Il questore di Imperia Giuseppe Felice Peritore ha emesso una prescrizione di divieto in base all’articolo 18 del Tupls con la quale ha vietato l’esibizione del trapper catanese Vincenzo Pandetta, in arte Niko, per motivi di ordine e sicurezza pubblica. A scatenare il caso è stata l’associazione Libera, che ha puntato il dito contro l'artista per aver dedicato allo zio, il boss catanese Salvatore Cappello, al 41bis dal 1993, – una canzone. Il trapper avrebbe dovuto esibirsi al Moo-Kuna Festival, in programma al campo sportivo di Cipressa (Imperia) il 2-3 settembre.
In più occasioni Pandetta si è detto «una persona nuova, lontano dall’ambiente criminale, lontano da quelle che purtroppo sono le mie origini e la mia famiglia anagrafica». Ma questo non è bastato ad evitare l'ordine del questore. «Il provvedimento – ha detto Peritore – è stato emesso sulla base di determinazioni analoghe adottate dal Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Nanei». A comunicare il forfait è stato lo stesso Pandetta con un post su Instagram, accompagnato dalla foto del provvedimento nel quale si leggono le motivazioni del no alla manifestazione.
«L'artista – si legge – è noto alle cronache per contenuto di interviste tv e testi delle canzoni che fanno esplicito riferimento, esaltandole, a situazioni criminogene e contesti delinquenziali tipici delle organizzazioni criminali. In tali circostanze il predetto, oltre a esprimere vicinanza e ammirazione per lo zio Salvatore Cappello, noto pluripregiudicato detenuto in regime di art. 41 bis, pronuncia affermazioni e trasmette messaggi dal contenuto fortemente fuorviante e diseducativo, negando addirittura, nel corso di un’intervista televisiva, l’esistenza stessa della mafia. Si cita a tal proposito il testo di una canzone che recita: "zio Turi, io ti ringrazio ancora per tutto quello che fai per me, sei stata una scuola di vita che mi ha insegnato a vivere con onore. Per colpa di questi pentiti sei chiuso là dentro al 41 bis'».
I testi delle canzoni, conclude il documento «sono evocativi di criminose gesta e che la natura dell’esibizione dell’artista, con testi chiaramente inneggianti ad ambienti malavitosi e istigatori alla delinquenza e alla disobbedienza delle leggi nonché al compimento di reati di vario genere, potrebbe comportare gravi ripercussioni per l’ordine e la sicurezza pubblica».