Pubblicato il: 10/05/2019 alle 15:37
Tra le tante foto scattate con il mio grande amico e maestro Stefano Gallo ne ritrovo una che lo mostra sorridente e disteso. La foto era stata scattata da Giuseppe Carlino, per il mercoledì Santo. E non è un caso che l'abbia scelta. Stefano Gallo, oltre ad essere una penna brillante e il più bell'esempio di cittadino nisseno, sempre onesto e cordiale, era un profondo conoscitore della città e della Settimana Santa. Il primo incontro con Stefano risale al 2010. Da poco ero stata contattata per entrare a far parte del Giornale di Sicilia come collaboratrice. Scrivere mi piaceva, ma che fatica riuscire a farlo in termini giornalistici. Io seduta a una scrivania chiedevo aiuto ai colleghi per capire come "si inviava il pezzo al desk" e lui dall'altra parte della stanza mi guardava divertito, con l'immancabile sigaretta tra le labbra e le dita "attaccate" alla tastiera. In poco tempo con lui strinsi un rapporto di grande amicizia. E d'altronde non era difficile. Stefano era amato da tutta la città. Nelle nostre lunghe passeggiate per il centro storico tantissimi i saluti che gli venivan rivolti. Dal giudice, al professore, dall'avvocato al politico, dal vigile urbano al venditore della Strata 'a Foglia, il suo amato mercato. Non c'era persona alcuna che non aveva stima di Stefano Gallo. Ma quello che mi ha sempre colpito è che, in un'epoca in cui tutti facciamo di tutto per essere popolari a tutti i costi, lui era amato senza volerlo. Semplicemente per la sua onesta, per la gentilezza e per la sua fragorosa risata. Stefano Gallo rifuggiva dalla mondanità, dal clamore, dal salotto cittadino. Un vero cronista, che continuava a fare il lavoro alla vecchia maniera. Ricordo i primi consigli. "Stefano – gli dicevo le prime volte – qui mi chiedono di fare 60 righe di un pezzo di cronaca. Ma come faccio? Con i pochi dati che ho più di 10 righe non riesco a fare". E lui mi rispondeva: "Il segreto è non 'mangiarsi' la notizia tutta nelle prime righe. Tu prima descrivi l'accaduto per grandi linee e poi allunghi il pezzo". Se in un primo tempo fare un attacco era impossibile, in pochi mesi, grazie al suo aiuto diventò tutto più semplice. Ma Stefano Gallo non era solo un giornalista. Era prima di tutto un uomo innamorato della sua città. Con lui ho scoperto la bellezza dei palazzi del centro storico, storie e tradizioni della Real Maestranza, la parte storica del nostro cimitero che raccontava essere tra i più belli in assoluto, fatti e storie dei personaggi di Caltanissetta. In poco tempo da collega Stefano diventò amico. Nonostante avesse l'età di mia madre a lui raccontavo tutto della mia vita. E oggi posso dire di aver avuto l'onore di essere stata tra le persone a lui più vicine nella vita. Auguro a tutti di avere un amico come Stefano Gallo che non aveva pregiudizi, ascoltava tutto con la serenità di un padre e la correttezza di un vero amico. Il tutto condito da un'incredibile ironia che mi ha insegnato nella vita a vedere il lato comico di ogni cosa. E quelle cose che all'inizio mi sembravano tristi e insuperabili con lui diventavano divertenti e assumevano un altro sapore. Ora capisco, venendo a conoscenza di ciò che tormentava negli ultimi tempi il mio caro amico, quanto i miei problemi erano veramente delle piccolezze rispetto a quello che lui stava attraversando. Mai me ne parlò. Sempre pronto ad aiutare gli altri non avrebbe mai chiesto aiuto a qualcuno per sé stesso. Riservato e dignitoso oltre ogni limite Stefano non voleva pesare su nessuno. Mai. Con grande dignità ha vissuto, e dopo aver nascosto dignitosamente a tutti il suo dolore, ancora con grande dignità se n'è andato. A nessuno ha fatto mai mancare il suo sorriso, neanche negli ultimi giorni della sua esistenza. Un giorno mi disse "sei l'unica persona che conosco ormai da dieci anni e che ogni giorno riesce a farmi ridere". In realtà ad essere contagiosa era proprio la sua ironia. Di Stefano vorrei scrivere ancora tanto ma so che qualsiasi mio articolo non renderebbe giustizia ad una grande persona e a un eccellente professionista come lui. Per cui mi sono limitata a scrivere un ricordo che è quasi un modo per ringraziarlo di avermi concesso quell'amicizia e quella confidenza che a pochissimi nella vita ha riservato. Adesso voglio immaginarlo su una nuvola con una macchina da scrivere, l'immancabile sigaretta tra le labbra e la sua fragorosa risata. Spero che il suo modo di essere possa essere esempio per me e per tutti noi. Ciao Stefano caro ci mancherai. Rita Cinardi