Pubblicato il: 12/07/2013 alle 11:25
“Dal Tar è arrivata una durissima batosta per la caccia siciliana. Adesso è indispensabile che la Regione ristabilisca la giusta gerarchia di valori e il pieno rispetto delle regole, o in Sicilia non si caccia più”. Lo dichiara l'associazione Lipu commentando la sentenza del Tar Sicilia Sezione Prima che ha bocciato il calendario venatorio 2012/13 su numerosi aspetti essenziali circa la protezione della natura e la gestione venatoria.
“Quella decretata dal Tribunale amministrativo siciliano – dice Nino Provenza della Lipu Sicilia – è una sconfitta secca e senza riserve non soltanto su molti e fondamentali aspetti tecnici che riguardano il calendario venatorio dello scorso anno ma anche e soprattutto sul modello con cui la Regione ha gestito l'attività venatoria negli ultimi anni, calpestando la normativa nazionale, bypassando le regole comunitarie, giocando con i pareri dell'Ispra, ignorando le esigenze della natura a cui sono state regolarmente anteposte quelle dei cacciatori”.
In particolare il Tar aveva dichiarato illegittimo il calendario venatorio della Regione siciliana, giustificando la scelta con la mancanza del piano regionale faunistico, per assenza della valutazione ambientale strategica e della valutazione di incidenza, e per violazione della normativa a tutela dei Siti di importanza comunitaria e delle Zone di protezione speciale. La sentenza peraltro riconosce la sussistenza di un interesse risarcitorio da parte delle associazioni ambientaliste per i danni causati alla fauna selvatica sia perchè afferma l’assoluta prevalenza sull’interesse alla pratica della caccia degli interessi connessi alla protezione faunistico-ambientale i quali risultano forniti di protezione costituzionale e di tutela da parte del diritto dell’Ue.
Il ricorso era stato presentato nell’agosto 2012 dalle associazioni ambientaliste Legambiente, Associazione Mediterranea per la Natura e LIPU, difese dagli avvocati Antonella Bonanno, Nicola Giudice, Corrado Giuliano e Giovanni Crosta. La Regione è stata condannata anche a pagare le spese di giudizio e legali, quantificate in oltre 5.000 euro.
“Siamo estremamente soddisfatti – dice Angelo Dimarca di Legambiente Sicilia – anche perché l’ennesima sentenza del Tar Palermo, unitamente quelle emesse in precedenza dal Consiglio di giustizia amministrativa, per le argomentazioni ed i richiami a principi giuridici importanti, costituisce la definitiva censura nei confronti della Regione che da anni evita di dare integrale attuazione alla normativa in materia di tutela della fauna e regolamentazione dell’attività venatoria. E’ stata definitivamente sconfessata su tutta la linea l’azione dell’assessorato regionale alle Risorse agricole che da anni ha sposato le posizioni della parte piu’ oltranzista, ancorché  estremamente minoritaria, del mondo venatorio”.