Pubblicato il: 25/01/2023 alle 12:29
Nel comunicato stampa pubblicato lunedì 23 gennaio sul sito www.slowfood.it e intitolato Il primo Presidio Slow Food del 2023 arriva dalla Sicilia! È il torrone di Caltanissetta, si legge: «La prima particolarità del torrone di Caltanissetta riguarda la ricetta: gli ingredienti utilizzati sono soltanto tre, miele, mandorle e pistacchi. […] Niente zucchero aggiunto, zero albumi, nessun conservante: miele, mandorle e pistacchi – rigorosamente siciliani, come stabilito dal disciplinare di produzione adottato dai quattro produttori che aderiscono al Presidio Slow Food – sono più che sufficienti».
Il fatto che lo zucchero e gli albumi siano presenti nella ricetta del torrone di Caltanissetta è invece attestato, a partire dal 2012, nella scheda tecnica relativa al prodotto in questione, inserito nel settore “Paste fresche e prodotti di panetteria, pasticceria, biscotteria e confetteria” dell’Elenco nazionale dei Prodotti agroalimentari tradizionali. La presenza di zucchero e albumi nella ricetta è riportata anche nel disciplinare grazie al quale, nel 2013, il torrone di Caltanissetta è stato inserito nel Libro dei Mestieri, dei Saperi e delle Tecniche del Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia.
Ma l’aspetto più curioso riguarda il fatto che zucchero e albumi facciano parte della ricetta del torrone nisseno anche secondo L’Arca del Gusto di Slow Food (https://www.fondazioneslowfood.com/it/arca-del-gusto-slow-food/torrone-di-caltanissetta/), catalogo online che raccoglie i prodotti che appartengono alla cultura e alle tradizioni dell’intero pianeta e che rischiano di scomparire. Ultimo, ma non per importanza, c’è da segnalare il Disciplinare del Torrone di Caltanissetta, stipulato nel 2016 e sottoscritto da tutti i produttori nisseni di torrone, anche da quelli che oggi sostengono la tesi della referente Slow Food Stefania Fontanazza, di una ricetta “autentica”, priva di albumi e zucchero, da tramandare e diffondere.
Si tratta di una questione che, partendo dagli ingredienti del torrone, va ben oltre, perché esclude dalla paventata “autenticità” la ricetta di aziende come la nostra, che hanno una storia e una tradizione radicata nel territorio. Una questione che chiama in causa la leggerezza con cui si stilano e si firmano documenti che dicono tutto e il contrario di tutto e che dimostrano come sia fiorente un mercato delle “autenticità” che mira solo a creare valore aggiunto a prodotti, indipendentemente dalla veridicità delle fonti e delle storie su cui si basa.
Il Torronificio Geraci ha sempre sostenuto il fatto che la tradizione non rimanga mai uguale a sé stessa e che invece si evolva nel tempo. Così come siamo convinti che i timori nutriti nei confronti dell’uso smodato degli zuccheri nella nostra società possano anche far pensare a un torrone realizzato diversamente. Ma questo non significa riconoscere come autentica e antica una ricetta di torrone che non è quella del torrone di Caltanissetta. Siamo disponibili ad avviare su questo argomento una discussione con i cittadini, le associazioni e le istituzioni che abbiano a cuore il futuro di questa città e di un suo pezzo importante: la tradizione storica e culturale dolciaria.