Pubblicato il: 18/12/2018 alle 15:31
C'era anche il nuovo manager dell'Asp di Caltanissetta Alessandro Caltagirone alla messa natalizia celebrata nella cappella dell'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta dal vescovo Mario Russotto. Presenti il direttore sanitario Marcella Santino, il direttore di presidio Raffaele Elia, il presidente dell'Ordine dei Medici Giovanni D'Ippolito, primari e medici di diversi reparti e personale dell'Asp. Parole che hanno toccato il cuore dei pesenti quelle del vescovo Mario Russotto, sempre in difesa dei più deboli. Il Natale per l'ospedale Sant'Elia dovrà essere il risveglio. Buona volontà, collaborazione e intelligenza il modo per riuscirci. Ma non sono mancate parole più severe per mettere in guardia il mondo della sanità dalla deriva verso l'ingiustizia e la disonestà. Questa l'omelia del Vescovo Mario Russotto. "Tutto – ha detto il prelato – è diventato spartizione politica perché si è perso l'alto ideale politico della civiltà e della solidarietà. Siamo diventati una foresta di lupi e quando ci sono i lupi ci sono anche gli agnelli che sono i più poveri. I più onesti sono preda dei disonesti. In un mondo di falsi e in un mondo falso dove si cerca solo il lecchinaggio e l'apparenza la giustizia viene meno. Mi faccio voce di chi non ha voce. Voce dei deboli, dei poveri, degli onesti, spesso messi a tacere dal clamore dei disonesti. Allora Natale vuol dire riacquistare la semplicità dello sguardo. Tornare a guardarci con occhi nuovi. Vuol dire vivere la vita sforzandosi di fare felici gli altri per trovare la felicità. Il nostro ospedale è come precipitato nel sonno delle tenebre. Adesso possiamo solo risvegliarlo. È il Natale di questo ospedale. Possiamo riuscirci con la buona volontà col mettere in gioco l'intelligenza, la collaborazione e la solidarietà di tutti. Un uomo solo – ha detto il vescovo rivolgendosi al nuovo manager Caltagirone – non può cambiare la storia di un ospedale. Può contribuire molto se sa ascoltarsi tutti e non fidarsi di nessuno. Perché ci vuole qualcuno che dall'alto deve decidere. Parlo della difficile arte di chi è chiamato a servire dirigendo. Dall'ascolto devono nascere nuove sinergie ma poi la gestione non può essere democratica perché si rischia di accontentare le parti e scontentare il tutto. Bisogna che tutti si adeguino alle regole. Io ho portato qui i miei parenti da altre province. Perché qui ci sono ottimi medici e reparti di eccellenza. Portavo qui malati gravi dall'Albania. Li portavamo qui per essere operati, guariti e poi portati di nuovo in Albania. Questo succedeva quando le sale operatorie funzionavano a pieno regime. Non è possibile che gli anestesisti lavorini a questi ritmi. Non è possibile operare solo chi ha emergenze e chi è a un passo dalla morte. Bisogna dare la speranza anche a tutti gli altri. È Natale se siamo disposti a rinascere. Questo ospedale vuole tornare alla sua terra promessa. La nostra gente, soprattutto i poveri che non possono permettersi di andare altrove vedono il Sant'Elia come una terra promessa. Siate voi questa carovana della giustizia, la carovana della sanità che sa rimboccarsi le maniche in forza di quel giuramento che voi medici avete fatto. Questo ospedale può riaccendere la speranza nel cuore di tanta gente. Non permettiamo più che tanti giovani medici vadano via da questo ospedale, stanchi, delusi. Facciamo in modo che vengano qui per trovare un'oasi di pace. Allora sì che sarà Natale. Possa il Signore scavare nel cuore di ciascuno di voi quella grotta dove lui ama visitare e riposare e da dove lui vuole rinascere".