Pubblicato il: 21/11/2018 alle 17:57
Uno è stato assolto per non aver commesso il reato l'altro invece è stato condannato a 10 anni. Si è concluso ieri con la sentenza in primo grado del tribunale collegiale presieduto dal giudice Francesco D'Arrigo (a latere Santi Bologna e Giulia Caltagirone) il processo per due dei cinque tunisini che erano stati arrestati dalla Squadra Mobile perché ritenuti responsabili dell'incendio all'interno del Cpr (Centro Permanente per i Rimpatri) di Pian del Lago. Ha ottenuto l'assoluzione con formula piena per non aver commesso il reato Karim Mimouna, 41 anni, difeso dall'avvocato Marco Lomonaco mentre Trabelsi Abdulmonam, 21 anni, difeso dall'avvocato Antonino Falzone, ha rimediato una condanna a 10 anni di carcere. Per entrambi il Pm Davide Spina aveva chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi di reclusione. I due erano entrambi detenuti al carcere Malaspina dallo scorso anno. Insieme ad altri tre tunisini (questi ultimi erano stati immediatamente scarcerati e le loro posizioni archiviate) erano stati arrestati per il reato di concorso in devastazione per aver distrutto, la sera del 9 dicembre2017, parte della struttura del centro di permanenza per rimpatri di Pian del Lago, così mettendo in pericolo la vita e l’incolumità individuale degli stranieri trattenuti. Quella sera i poliziotti del centro erano dovuti intervenire per il propagarsi di un vasto incendio all’interno della struttura, dovuto alla combustione di materassi, materiali cartacei e indumenti di vario genere ammassati all’interno delle camere. Il tempestivo intervento dei poliziotti di vigilanza, che avevano dato l’allarme, aveva consentito ai vigili del fuoco e agli operatori della cooperativa di domare gli incendi propagatisi nei tre padiglioni. Oggi dunque l'unico condannato per quell'episodio è il 21enne Trabelsi Abdulmonam. Non è stato ritenuto colpevole invece il 41enne Mimouna visto che insieme al suo avvocato, Marco Lomonaco, è riuscito a dimostrare che, dalla visione delle telecamere, non vi erano prove sufficienti ad identificarlo. Non si esclude che, se la sentenza fosse confermata anche in secondo grado, Mimouna possa decidere con il suo legale di chiedere la riparazione per ingiusta detenzione visto che era detenuto dal dicembre dello scorso anno.