Pubblicato il: 24/01/2024 alle 00:12
(Adnkronos) – Donne, ma anche uomini, sottoposti ad abusi sessuali. Ragazze vestite e trattate come bambole dai loro carcerieri. L'incubo di gravidanze provocate dagli stupri. E' un catalogo degli orrori quello raccontato dagli ex ostaggi israeliani in una drammatica seduta davanti alla commissione parlamentare della Knesset, che si aggiunge alle numerose prove di violenze sessuali durante l'attacco del 7 ottobre compiuto da Hamas. "L'ho visto con i miei occhi" – ha detto Aviva Siegel, rapita assieme al marito Keith, ancora a Gaza – "le ragazze prigioniere erano come mie figlie. I terroristi portavano loro vestiti inappropriati, vestiti per bambole e le trattavano come loro bambole. Bambole a cui puoi fare quello che vuoi, quando vuoi". "Mi sento come se fossi ancora lì.. Anche i ragazzi vengono abusati, come le ragazze. Almeno non rischiano di aspettare un figlio, ma anche loro sono trattati come bambole", ha aggiunto Siegel, parlando davanti ad una speciale commissione della Knesset sugli abusi sessuali collegati al 7 ottobre, secondo quanto riferiscono i media israeliani. La donna ha poi raccontato un preciso episodio, quando una giovane donna è apparsa molto turbata al ritorno dalla sua andata al bagno, Aviva voleva abbracciarla ma un guardiano glielo ha impedito: "Quel figlio di p.. l'aveva toccata e mi ha impedito di confortarla dopo che era accaduto". Chen Goldenstein Almog ha raccontato che molte ragazze hanno smesso di avere il ciclo durante la prigionia. "Forse è quello per cui dovremmo pregare, che sia il corpo a proteggerle, in modo che, Dio non voglia, non possano rimanere incinte", ha detto, sottolineando il forte rischio di gravidanze causate dagli stupri. "Potremmo trovarci qui fra qualche mese alla Knesset a discutere di cose alle quali non si vorrebbe nemmeno pensare, ci potrebbero essere discussioni su interruzioni di gravidanza, sui bambini che potrebbero nascere", ha avvertito Shelly Tal Meron, del partito di opposizione Yesh Atid, fra le organizzatrici dell'incontro. Al momento si calcola che gli ostaggi a Gaza siano più di 130, ma 28 sarebbero morti. Fra loro ci sono 19 giovani donne. Intanto secondo i media israeliani Hamas avrebbe respinto la proposta israeliana di un cessate il fuoco fino a due mesi in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. Una notizia in precedenza smentita dai miliziani che avevano reso noto che Hamas non ha"ricevuto ufficialmente" alcuna proposta di tregua da Israele che preveda la sospensione dei combattimenti per due mesi in cambio del rilascio degli ostaggi. Per Hamas, ha ricordato tuttavia il portavoce in Libano, Walid Kilani, ''la condizione principale per un accordo è un cessate il fuoco totale e completo, non temporaneo''. Solo se questa condizione verrà raggiunta ci potranno essere colloqui sugli ostaggi, ha spiegato Kilani. Israele dal canto suo ha ribadito che non accetterà un accordo per il cessate il fuoco che lasci i suoi ostaggi a Gaza o che consenta a Hamas di continuare a governare l'enclave palestinese. Il portavoce del governo di Tel Aviv, Eylon Lavy, citato da al-Arabiya, ha confermato che vanno avanti le trattative per ottenere il rilascio degli ostaggi, ma non ha aggiunto dettagli per non ostacolare i negoziati. Anche la Casa Bianca tenta una mediazione per il rilascio dei rapiti. Il coordinatore del Consiglio nazionale Usa per il Medio Oriente, Brett Magurk è volato al Cairo, in Egitto per "discussioni attive su come garantire il rilascio degli ostaggi a Gaza", ha fatto sapre il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby dalla Casa Bianca. I colloqui in corso non hanno ancora raggiunto il livello dei "negoziati", precisa Kirby sottolineando che si tratta al momento di discussioni "sobrie e serie" su ciò che potrebbe essere accettabile per tutte le parti. Kirby non ha confermato le indiscrezioni su alcune delle opzioni in discussione, tra cui una lunga pausa nei combattimenti per due mesi. Gli Stati Uniti sarebbero "assolutamente" favorevoli a una pausa nei combattimenti più lunga della pausa di una settimana concordata a novembre scorso in cambio del rilascio di alcuni prigionieri. "Questo ci darebbe l'opportunità di far uscire tutti gli ostaggi e di far arrivare più aiuti, sosterremmo assolutamente una pausa umanitaria di una durata più lunga della settimana" come è accaduto in precedenza. Intanto il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato che gli Stati Uniti non sosterranno la creazione da parte di Israele di cosiddette "zone cuscinetto" permanenti a Gaza, che ridurrebbero di fatto le dimensioni del territorio palestinese. "Quando si tratta dello status permanente di Gaza, siamo stati chiari e rimaniamo chiari sul fatto che il suo territorio non va intaccato", ha ribadito Blinken durante una conferenza stampa ad Abuja, in Nigeria secondo quanto riferisce 'Cnn'. Tuttavia, Blinken ha affermato che potrebbero essere necessari "accordi transitori" che forniscano "le necessarie disposizioni di sicurezza" per consentire il ritorno degli israeliani che hanno abbandonato le aree adiacenti a Gaza dopo il 7 ottobre. Blinken ha anche sostenuto che gli abitanti che sono fuggiti dalle loro case devono essere autorizzati a tornare e che i palestinesi devono essere in grado di governarsi da soli. Intanto dall'Onu dove il Consiglio di sicurezza si è riunito per esaminare la situazione in Medio Oriente, il segretario generale Antonio Guterres ha rivolto un ennesimo appello al cessate il fuoco. "Rinnovo il mio appello per un immediato cessate il fuoco umanitario. Ciò garantirà che gli aiuti sufficienti arrivino dove sono necessari, faciliterà il rilascio degli ostaggi e contribuirà a ridurre le tensioni in tutto il Medio Oriente". Quindi ha stimatizzato il rifiuto "chiaro e ripetuto" della soluzione dei due Stati ai più alti livelli del governo israeliano bollandola come "inaccettabile". "Questo rifiuto, e la negazione del diritto allo stato al popolo palestinese, – spiega Guterres – prolungherebbe indefinitamente un conflitto che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale". Per Guterres il diritto del popolo palestinese di costruire il proprio stato completamente indipendente deve essere "riconosciuto da tutti" e che qualsiasi rifiuto di accettare la soluzione dei due Stati da parte di qualsiasi parte deve essere "fermamente respinto". "La soluzione dei due Stati – sottolinea il segretario generale delle Nazioni Unite – è l'unico modo per affrontare le legittime aspirazioni sia degli israeliani che dei palestinesi". "Negli ultimi decenni, la soluzione dei due Stati è stata criticata, denigrata e data per morta più e più volte. Ciononostante, rimane l'unico modo per raggiungere una pace equa in Israele, in Palestina e in tutta la regione", spiega ancora Guterres sottolineando che l'intera popolazione della Striscia di Gaza sta subendo una distruzione su una scala e con una velocità senza precedenti nella storia recente: nulla può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese, aggiunge. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)