Pubblicato il: 30/05/2014 alle 06:18
Tengono più alla famiglia – pilastro per il 99% dei giovani siciliani – e all'amicizia che al successo, più al lavoro che al denaro, più all'intelligenza rispetto alla bellezza. E si interessano alla politica, ma ne bocciano sonoramente la classe dirigente così come tutte le altre istituzioni, tra Parlamento, partiti, Chiesa, Ue e alte cariche dello Stato che registrano una valutazione insufficiente, mentre promuovono con la sufficienza solo scuola e forze dell'ordine.
E' la fotografia dei giovani siciliani presentata a Catania con l'indagine ‘Generazione Proteo. Giovani italiani: solisti fuoriclasse' dall'università Link Campus. Lo studio – realizzato su un campione di 2.500 studenti di 8 città italiane tra cui anche Catania, Marsala e Gela – sfata anche i più consolidati luoghi comuni sulle nuove generazioni, mostrando un'altra faccia dei giovani dai 17 ai 19 anni (ultimi 2 anni delle scuole secondarie di secondo grado), figli della crisi economica, politica e ideologica che ha segnato gli ultimi anni del Paese.
Una generazione responsabile, disincantata e pragmatica, quella dei giovani siciliani, che, in linea con i dati nazionali, salva gran poco dei pilastri della nostra società: oltre 7 giovani su 10 si dichiarano insoddisfatti del proprio Paese, tanto che il 54,3% andrebbe a vivere all'estero ‘per fare un'esperienza diversa' (24,1%) ma soprattutto per ‘trovare lavoro', perché ‘l'Italia non premia il talento' e ‘non crede nei giovani'.
Tre motivi, questi ultimi, che uniscono il 43,8% del campione siciliano, che dopo la scuola vuole iscriversi all'università (88,5% contro il 70,6% del campione nazionale), dalla quale, non a caso, ci si aspetta un inserimento nel mondo del lavoro (60,7%). Alla criticità nei confronti delle istituzioni e della politica (in una scala da 1 a 10, Parlamento e partiti politici registrano i valori medi peggiori, con 4,06 e 4,10) si contrappone un inaspettato interesse nei confronti della politica stessa, il cui modello partecipativo non è certo su internet (per il 67% degli intervistati il web da solo non garantisce democrazia e partecipazione) ma si evidenzia con un clamoroso ritorno al voto: oltre 8 ragazzi su 10 dichiarano infatti di voler votare alle elezioni politiche.