Pubblicato il: 24/07/2013 alle 23:33
Prima ha sparato contro il suo amico di infanzia, collega e compaesano. Poi, preso dal panico, è risalito nella sua abitazione e lì s'è barricato fin quando i poliziotti non hanno fatto irruzione e lui s'è arreso. Non c'è scappato il morto, ma ci mancava poco. Sparatore e ferito arrivano da Resuttano e da tempo entrambi emigrati a Modena dove martedì sera uno ha fatto fuoco contro l'altro. In carcere, con l'accusa di tentato omicidio e porto e detenzione illegale di arma da fuoco clandestina, è finito l'autotrasportatore sessantunenne Rosario La Rocca. In ospedale – ma le sue condizioni non sono gravi – è ricoverato il coetaneo Vincenzo Manfrè, raggiunto ad un braccio da un proiettile sparato dal revolver calibro 38 speciale che improvvisamnete La Rocca ha tirato fuori mentre con l'amico stavano animatamente discutendo a bordo di un furgone Ford, parcheggiato in via Bonacini. Davanti allo stabile al civico 298 dove La Rocca abita. E la furiosa lite che andava avanti da almeno un'ora è degenerata.
Due gli spari che hanno echeggiato per strada e che sono stati sentiti da alcuni inquilini e passanti che avevano assistito al litigio, ma soltanto un colpo ha raggiunto vicino l'omero destro Manfrè che sedeva al posto del guidatore. Rosario La Rocca dopo aver premuto il grilletto è fuggito, rifugiandosi nel suo appartamento dove in pochi minuti sono arrivate quattro Volanti, allertate dagli altri condomini che avevano visto scappare l'autista di Resuttano verso casa. E i poliziotti, indossando i giubbotti antiproiettile non sapendo se la Rocca continuasse a sparare o si arrendesse, nel giro di pochi minuti sono riusciti ad entrare nell'abitazione e a disarmare l'aggressore che è stato ammanettato. Vincenzo Manfrè, nel frattempo, veniva soccorso dai medici del “118” e trasferito nell'ospedale di Modena dove è stato operato per estrargli la pallottola dal braccio.
Èvivo, ricoverato nel reparto di Ortopedia con una prognosi di 40 giorni. Non è chiaro il movente della sparatoria: La Rocca e Manfrè sono amici di vecchia data e a detta dei vicini – sentiti dagli investigatori della Mobile – non hanno mai litigato, soprattutto in quel modo. Ma è nei loro pregressi rapporti lavorativi, in particolare nell'ambiente degli autotrasporti, che i poliziotti stanno indagando per individuare il movente che ha spinto Rosario La Rocca a sparare, forse per mettergli paura oppure no, contro l'amico. Così come resta da approfondire la provenienza del revolver col numero di serie cancellato. Anche questo è un aspetto che il resuttanese La Rocca nelle prossime ore dovrà chiarire al giudice.