Da Caltanissetta a Racalmuto. Negli anni Sessanta il giovane scrittore Vincenzo Consolo da Sant'Agata di Militello va a trovare Leonardo Sciascia nella sua abitazione di Caltanissetta. Per poi spostarsi a Racalmuto, il paese natale dell’autore del “Giorno della civetta”. Da allora Consolo è tornato più volte nella Sicilia interna, la Sicilia delle zolfare, intensificando un forte rapporto di amicizia con Sciascia.
Racconta questa lunga amicizia Vincenzo Consolo il libro di Salvatore Picone “Di zolfo e di spada. Conversazioni con Vincenzo Consolo intorno a Leonardo Sciascia”, edito dalla Casa editrice Sciascia di Caltanissetta.
I ritorni di Vincenzo Consolo, l’autore di "Retablo", nei luoghi del suo amico Leonardo Sciascia. I ritorni nei luoghi impregnati di sale e di zolfo dello scrittore di Sant'Agata di Militello nella terra del maestro di Regalpetra. Quattro interviste realizzate tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila e ora raccolte nel volumetto di 84 pagine che contiene le introduzioni di Gaetano Savatteri e Salvatore Ferlita e due ritratti fotografici, di Sciascia a Racalmuto e di Consolo alla Valle dei Templi di Agrigento, del fotografo agrigentino Angelo Pitrone.
“Picone ha realizzato queste interviste – scrive Savatteri nell'introduzione – quando ormai Sciascia non c'era più. E appare sempre leggermente spaesato, al modo di quando torniamo in un luogo che abbiamo conosciuto bene e amato, ma che ora ci appare diverso e un po' estraneo”. “Sciascia è stato una sorta di Virgilio per me, perché mi ha fatto scoprire la realtà più alta della Sicilia”, dice Consolo a Picone ricordando gli anni Sessanta quando per la prima volta, dopo aver pubblicato La ferita dell'Aprile va a trovare Sciascia a Racalmuto.
Ma Consolo, scomparso nel 2012, in questo libro ci appare anche con tutto il suo amaro pessimismo sulla realtà siciliana ed italiana, anticipando quasi di vent'anni, la realtà di oggi: “…i maghrebini arrivano da noi perché la Storia ormai ha questi segni: i mondi sviluppati attirano i mondi che sono stati lasciati ai margini, i cosiddetti mondi in via di sviluppo, e quindi per necessità arrivano da noi. Però noi abbiamo dimenticato quella che è la nostra Storia di emigrazione… Ci sono oggi segni inquietanti di opposizioni a questo sincretismo di civiltà e di cultura, ci sono opposizioni, barriere xenofobe. Questi sono dei segni molto brutti. Significa non aver capito la lezione della Storia che ha sempre proceduto attraverso scambi”.
Vincenzo Consolo nel libro di Picone – 39 anni di Racalmuto, uno dei redattori del giornale “Malgrado tutto”, la piccola testata giornalistica amata da Sciascia – parla anche dell'Italia senza più voci di impegno civile, come Pasolini e lo stesso Sciascia, che usavano la penna come spada. “Questi dibattiti e queste polemiche si sono spente – risponde Consolo a Picone nell'intervista realizzata nell'ottobre del 2000 – Forse perché c'è una sorta di conformismo imperante che è un brutto segno, molto allarmante”. Aggiungendo, in un altro colloquio del 2001, di essere “melanconico e pessimista”. “Mi vengono in mente – dice Consolo – le parole di Carlo Levi, nel ’43, nelle ultime pagine del Cristo si è fermato a Eboli dove faceva una riflessione sul destino dell'Italia dopo la caduta del fascismo. Levi parlava della piccola borghesia italiana e dell'eterno fascismo italiano”.
Un libro di testimonianza e di riflessione. Conversazioni con Vincenzo Consolo intorno a Leonardo Sciascia, ai luoghi della sua memoria, alle sue pagine di riflessione e impegno civile.