Pubblicato il: 12/09/2020 alle 11:40
“La mattina era forse tra le più belle di quella primavera: il cielo, non velato da fumose nuvole, era azzurro; i raggi dorati del sole, con un tiepido tepore, riscaldavano l’aria e una fragranza discreta e pulita l’odorava tutta. Ogni cosa, a suo modo, sembrava vivere quell’atmosfera e offrire il meglio di sé: dal fiore di pregio, la rosa, a quello più misero e timido, la margherita gialla di campo. I fili di grano in maturazione, accarezzati da un leggero venticello, sembravano un mare verde. Le silenziose farfalle si rincorrevano planando con le coloratissime ali sulle gialle ginestre. I passerotti, anche quelli più piccini, cinguettavano orgogliosi d’essere i soli a farsi sentire in quel magico silenzio”.
“ Solitudine… ormai sei tu la mia compagna, la mia ombra di ogni ritorno a casa. Non c’è chi mi attende, chi mi accoglie con un sorriso; ci sei soltanto tu, ma sei sincera. Da te non posso aspettarmi di più, non sai mentire. Pensavo di averti perduta, ma sei venuta a riprendermi. Quanti anni avevamo trascorso insieme… io e te… inseparabili. Ti accettavo. Sconoscevo altre gioie, forse neanche immaginavo che esistessero. Carezze e tenerezze mai provate e negate… non sapevo cosa fossero. Guardavamo insieme la luna, il cielo, le stelle, il sole… era il nostro mondo… noi due da soli… ma insieme”. (dal romanzo: “In una notte senza luna” – 2020 )