“A poche ore dalla requisitoria del pm e della discussione delle parti civili, nel processo al sacerdote Giuseppe Rugolo, accusato di violenza sessuale aggravata su minori, e che scaturisce dalla mia denuncia, la nota della sala stampa del Vaticano nella quale papa Francesco tesse le lodi del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, fa male oltre che fa pensare”. A parlare è Antonio Messina, il giovane che ha denunciato il sacerdote per le violenze subite.
In un comunicato diffuso oggi il papa, nell’udienza con l’associazione Piccola Casa della Misericordia di Gela, ha elogiato il vescovo di Piazza Armerina, monsignor Rosario Gisana. “Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo vescovo”.
“Questo vescovo – dice Antonio Messina – è lo stesso intercettato mentre parla con Rugolo e dice di avere insabbiato tutto”. Messina rinnova la sua richiesta di potere parlare con papa Francesco. “Santo Padre, mi rivolgo nuovamente a Lei per chiederle di ricevermi. Vorrei parlarle e raccontare, atti alla mano, cosa sta succedendo nella diocesi di Piazza Armerina. Se è vero che il processo al catechista di Gela si aprirà grazie alla perseveranza di due avvocati, quello di Enna si concluderà, con la sentenza il prossimo 10 gennaio”.
Secondo la Rete L’Abuso “è stata spazzata in un nanosecondo direttamente dalla bocca di papa Francesco qualunque oramai flebile speranza rimasta di giustizia in Italia, per le vittime di abusi sessuali del clero cattolico. L’unico paese in Europa inerte in materia e al momento oggetto per inadempienza di una petizione al Parlamento Europeo. Tutto con una tempistica tanto perfetta quanto sospetta non solo nell’inaspettata posizione di papa Francesco, contraria ai suoi stessi decennali proclami di tolleranza zero, ma perché il tutto accade alla vigilia della requisitoria di domani, presso il tribunale di Enna dove parleranno le parti”, sottolinea l’associazione che tutela le vittime di abusi.