Pubblicato il: 22/03/2018 alle 19:39
“Una parcella da un milione di euro che il giudice Silvana Saguto autorizzò a liquidare a favore di Gaetano Cappellano Seminara in quanto legale di alcune società appartenenti all’ex re della sanità privata Michele Aiello”. E’ quanto ha riferito ieri Andrea Dara, commercialista, deponendo al processo che si celebra a Caltanissetta nei confronti del giudice Silvana Saguto e di altri 14 imputati per la gestione allegra dei beni confiscati alla mafia.
Dara e Cappellano Seminara per alcuni anni collaborarono nella gestione dei beni confiscati alla mafia, ma poi i rapporti si deteriorarono. “Lui – ha affermato Dara – si sentiva al centro di tutto e gli altri erano satelliti di poca importanza. Era un professionista impegnato in tantissime procedure”. Il teste ha poi parlato delle pressioni ricevute dalla Saguto per liquidare all’avvocato Seminara la parcella da 1 milione di euro che presentò al tribunale in quanto legale di alcune società che facevano capo ad Aiello. “Nel febbraio 2012 Seminara scrisse alla Saguto chiedendo il riconoscimento di quanto gli spettava. Io, in quanto amministratore giudiziario, con una mia relazione risposi muovendo alcuni rilievi. Il 12 aprile la Saguto emise il decreto di liquidazione da 1 milione di euro. Villa Santa Teresa, all’epoca in difficoltà economiche e finanziarie, a quel punto fu costretta a dismettere delle obbligazioni poiché Cappellana rifiutò il pagamento da noi proposto che consisteva in 400 mila euro sin da subito e il resto dilazionato in 12 e 18 mesi. La Saguto dispose anche la dismissione dei titoli. Mi consigliò che nel caso in cui avrei impugnato il suo provvedimento sarebbe stato meglio dimettermi”.