Pubblicato il: 10/05/2019 alle 13:17
Insondabile e misterioso è il cuore dell’uomo. Sempre. Al caro Stefano Gallo, che adesso tutti piangono e compiangono in questa amara città, mai è stato dato un premio, un riconoscimento pubblico per il suo lavoro di cronista-giornalista, nel Nisseno. Un lavoro, uno stile – quello di Stefano Gallo – venato di malinconica, umanissima ironia. Uno stile misurato, sobrio. Mai, dunque, un premio, un riconoscimento pubblico a Stefano per il suo lavoro umile e prezioso. Troppo schivo, troppo poco
mondano per questa città. Una città che, negli ultimi anni, ha smarrito i suoi valori migliori: la discrezione, la misura, la gioiosa operosità, il senso del dovere. Una città dove, oggi, la vacua, rumorosa apparenza troppo spesso si impone e prospera. Insieme al rancore e all’insoddisfazione. Insieme alla solitudine e al dolore. Leonardo Sciascia ha scritto: "Io credo nei siciliani che parlano poco, nei siciliani che non si agitano, nei siciliani che si rodono dentro e soffrono: i poveri che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli; e il colonnello Carini sempre così silenzioso e lontano, impastato di malinconia e di noia ma ad ogni momento pronto all'azione: un uomo che pare non abbia molte speranze, eppure è il cuore stesso della speranza, la silenziosa fragile speranza dei siciliani migliori… una speranza, vorrei dire, che teme se stessa, che ha paura delle parole ed ha invece vicina e famigliare la morte… Questo popolo ha bisogno di essere conosciuto ed amato in ciò che tace, nelle parole che
nutre nel cuore e non dice…" (Gli zii di Sicilia – Il Quarantotto).