Pubblicato il: 18/09/2023 alle 16:07
Una lettera nella buchetta delle lettere. Mittente, Agenzia delle entrate, ufficio Riscossione. "Gentile contribuente, non ci risulta che abbia eseguito il pagamento di quattro milioni di euro relativo agli atti che alleghiamo. La invitiamo a effettuarlo entro cinque giorni dalla notifica di questo avviso". Quattro milioni di euro, in cinque giorni. Peccato che la donna, 57 anni, di origini pugliesi, ma da lungo tempo residente a Bologna, sia disoccupata e prenda anche il reddito di cittadinanza. E quattro milioni non li ha mai avuti.
Tutto ha inizio nel 2017, quando la signora, da vent’anni circa trasferitasi a Bologna dopo avere chiuso la propria attività in provincia di Bari, fallita nel 1996, e dopo un lungo periodo di precariato e infinite liste d’attesa all’ufficio di collocamento, decide di rimettersi in proprio e aprire una gelateria. Il suo commercialista le consiglia allora di verificare con l’Agenzia delle entrate che tutto sia in regola per avviare l’attività ed è allora che giunge l’amara sorpresa. "Mi hanno detto che risultava in sospeso un debito di tre milioni e mezzo di euro. Debito di cui io non sapevo nulla e che sarebbe stato legato ad alcuni contributi mai pagati, e alcuni dei quali neppure più esistenti, dal mio negozio fallito in Puglia vent’anni prima. Contestandomi anche tasse per un periodo in cui il negozio era già chiuso da un anno". All’Agenzia delle entrate risulta che comunicazioni circa questi debiti fossero già state inviate alla signora, una volta nel 2002 e un altra nel 2013, "ma forse sono state recapitate al mio vecchio indirizzo in Puglia per un errore, dato che ho cambiato la residenza da moltissimo tempo", afferma lei.
Fatto sta che l’ultima lettera che le intima di pagare la cifra monstre di quasi quattro milioni di euro – per l’esattezza si tratta di 3.959.065 euro e quattro centesimi – le è stata infine recapitata alla fine di agosto, questa volta nella sua effettiva dimora qui a Bologna. "Mi sono rivolta a tutti: all’Agenzia delle entrate di Bologna e di Bari, alla Guardia di finanza qui e in Puglia, al Garante dei contribuenti, ho chiesto aiuto a un avvocato. Ho anche perso le staffe qualche volta, confesso. Ma nulla. Ora vivo nel terrore". Il debito originario sarebbe stato di diverse decine di milioni di lire – circa un centinaio –, ma poi tra interessi e oneri di riscossione, più soprattutto le sanzioni per il ritardo nel pagamento, più di vent’anni, il tutto è lievitato.
"È un debito che non potrei mai pagare, è una cifra assurda, impensabile. Non ho neppure ben chiaro cosa mi contestino, quali siano questi contributi che non sapevo neppure di dovere versare – prosegue la cinquantasettenne disperata –. Ho paura che mi tolgano il poco che ho. Siccome già mi hanno tolto la dignità di trovare finalmente un lavoro, di mettermi in proprio ed essere autonoma, come sognavo".