Pubblicato il: 22/06/2013 alle 19:17
La bufera, giudiziaria e di polemiche, travolge il capitan rosanero Fabrizio Miccoli, inguaiato dai suoi rapporti di amicizia con Francesco Guttadauro, nipote del superlatitante Matteo Messina Denaro, e con Mauro Lauricella, figlio del boss del quartiere Kalsa Nino, detto ‘u Scintilluni. E da alcune intercettazioni captate su un suv fra il calciatore e il figlio del mafioso, entrambi cantano “quel fango di Falcone” mentre in un'altra conversazione – stavolta telefonica – Lauricella e Miccoli danno appuntamento ad un amico “davanti l'albero di quel fango di Falcone”. Il riferimento sarebbe all'albero piantato in memoria del giudice Giovanni Falcone morto insieme alla moglie e ai poliziotti della scorta nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992. Da tempo la Procura di Palermo ha messo sotto inchiesta Miccoli, sia per estorsione – avrebbe incaricato l'amico Lauricella di riscuotere una somma dai soci di una discoteca di Isola delle Femmine – che per l'affare delle sim telefoniche usate da Lauricella junior durante la latitanza del padre.
Le parole di Fabrizio Miccoli hanno scatenato una valanga stizzita di reazioni, soprattutto per i toni usati dal bomber in occasione delle partite del cuore quando dedicava i suoi gol proprio a Falcone e Borsellino. In primis, quella indignata di Maria Falcone, sorella del magistrato: “Non ho aggettivi per qualificare Miccoli, anzi ritengo che non valga nemmeno la pena di spendere una parola. Si vede che preferisce i boss alla legalità. Ha dimostrato scarsissima sensibilità. Era meglio non partecipare a quelle manifestazioni”. Prende posizione pure l'associazione antimafia Libera: “Se venissero confermate sono affermazioni aberranti e inqualificabili, altro che calcio alla mafia. Non ci sono giustificazioni. Deridere un servitore dello Stato che ha sacrificato la vita nella lotta alla mafia è un fatto di una gravità inaudita che non può passare in silenzio soprattutto se dette da chi in questi anni è stato sui palcoscenici mediatici ed esempio per tanti giovani. Per mettere in fuorigioco le mafie, il calcio ha altri valori da seguire come l'esperienza della nazionale di calcio di Prandelli che si è allenata a Rizziconi in Calabria su un campetto confiscato alle mafie”. E su Twitter, il senatore Giuseppe Lumia scrive: “Le parole di Miccoli su Giovanni Falcone sono sconcertanti, così come sono inaccettabili le sue frequentazioni mafiose”. Va giù duro pure il deputato regionale Antonello Cracolici: “Ho atteso una precisazione da parte di Miccoli. Il suo silenzio e' sconcertante. Vada via da Palermo con l'ignominia di tutti i palermitani”. Per Sonia Alfano, presidente della Commissione antimafia europea e dell'Associazione nazionale familiari vittime di mafia: “Palermo non è la città di Lauricella, Riina e i Graviano: è la città di Falcone, Borsellino, Giaccone, Agostino, Iannì, Domè e moltissime altre vittime innocenti che la mafia l'hanno combattuta a viso aperto! Le dediche di Miccoli ai giudici uccisi dalla mafia oggi suonano come delle vere e proprie prese in giro. Andrebbe radiato dal mondo del calcio”. La pensa così anche Gianpiero D'Alia, ministro della Funzione pubblica: “Non può continuare a giocare perché ha tradito la fiducia di migliaia di tifosi che in lui, capitano del Palermo, hanno visto un esempio in cui identificarsi”. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, dice: “Chi utilizza certe espressioni dovrebbe chiedersi, come io chiedo, se sia mai stato degno di rappresentare la città di Palermo”.
La rabbia viaggia anche su Facebook. In poche ore è nato un gruppo “Vogliamo la radiazione di Miccoli per la frase su Falcone”, che ha già raccolto un centinaio di adesioni. Soltanto più tardi, il Palermo Calcio prende posizione attraverso il patron Maurizio Zamparini: “Mi dispiace tantissimo, speriamo che sia un lapsus della procura. Conoscendo Miccoli non penso che lui possa fare un'estorsione a nessuno. Le sue parole? No comment, bisogna vedere esattamente cosa ha detto. Mi rende sconcertato che i giornalisti sappiano delle intercettazioni che devono essere un segreto, poi lo sarei se lui le dovesse averle dette per davvero. Avevo un sentore, non che fosse indagato, ma che la Procura stesse facendo delle verifiche perché lui aveva delle amicizie. Questo però accade a tutti i giocatori, mica sanno che balordi frequentano. Per questo penso che faccia bene ad andarsene da Palermo”.