Pubblicato il: 08/03/2014 alle 09:17
In occasione della festa della donna Seguonews vuole rendere omaggio a sei donne che dagli anni ’20 agli anni ’80 hanno dettato lo stile e la moda nissena arrivando anche – è il caso della signora Ferrara nel 1965 e 1966–
Roberto Bognanno il giorno della mostraa vincere per due anni consecutivi un concorso nazionale indetto dalla rivista nazionale “Amica”.
Si tratta delle proprietarie delle sartorie Capizzi, Isabella, Falci, Ferrara, Marcella e Piemonte. La ricerca dell’eleganza e della raffinatezza attraverso il sapiente uso di stoffe pregiate, cucite senza imperfezioni, era per queste donne la propria “raison d’être”e, se non fosse per il capillare lavoro del dott. Roberto Bognanno che ha raccolto abiti e testimonianze dai familiari ed ex dipendenti delle sarte, il lavoro di queste sarte si sarebbe perso nella memoria storica di chi le ha conosciute.
Nel 2008 è stata organizzata una mostra al Centro Michele Abbate nella quale sono stati esposti 25 abiti che ancora erano gelosamente conservati negli armadi. Abiti da sposa, da comunione, da sera e da pomeriggio; le sei sarte cercavano di rendere bella una donna a prescindere dall’età, in ogni occasione e senza mai dimenticare di seguire il “buon gusto”.
Impossibile in così poco spazio raccontare il talento di queste donne e, dunque, lasceremo parlare i loro cari così come è stato raccontato e, successivamente, trascritto dal dott. Bognanno nel libro “Caltanissetta tra eleganza e moda nel ‘900” pubblicato con il patrocinio del Comune, della Camera di Commercio e della Pro Loco di Caltanissetta.
Per la signora Giuseppina Capizzi (1908 -2004) dell’omonima sartoria, rimasta aperta fino agli inizi degli anni ’90, ha raccontato la passione enorme per lo stile trasmesso nelle stoffe la nipote della donna, la signora Silvana di Cataldo: “Avere un abito della Capizzi negli anni ’50 e ’60 era come avere un abito delle sorelle Fontana a Roma”.
Per la signora Clementina Greco (1913 – 1978) della sartoria Ferrara è intervenuta la figlia Rosalba: “mi ricordo l’odore del gesso, il rumore delle forbici che tagliava i tessuti di lana per i cappotti… mi ricordo lo shantung di seta disteso sul grande banco del laboratorio… mi sembra ancora di sentire la vecchia Singer che lavora”. La sartoria chiuse negli anni ’70 con l’avvento della moda pret – à – porter e l’ultimo abito realizzato dalla signora Clementina fu proprio quello delle nozze della figlia Rosalba.
La Signora Isabella Dispensa (1892 – 1967) era la proprietaria di una delle sartorie più antiche della città. La sua attività, distrutta ai tempi della seconda guerra mondiale, riaprì per realizzare solo capi di gran pregio: abiti da sposa e pellicce. La Sartoria Isabella chiuse in concomitanza alla tragica morte della donna per un incidente d’auto.
La signora Marcella Breda (1915 – 1984), piemontese nel cognome e nell’accento che non perse mai nonostante si trasferì nel capoluogo nisseno dopo le nozze aprì la sartoria Falci che rimase in attività fino agli anni ’70. Racconta la sua abilità una delle sue ex dipendenti, la signora Mugavero: “ancora non mi spiego come facesse. Tagliava la stoffa senza prendere le misure, le bastava un’occhiata per capire la taglia della cliente. Aveva un’abilità e una conoscenza del corpo umano… dopo che imbastivamo l’abito e la cliente lo provava lo scarto era sempre di qualche centimetro di lunghezza o di un dito di troppo di larghezza. In un giorno era capace di tagliare dieci, quindici abiti che poi distribuiva”.
La Signora Marcella Giuliani (1911 – 1960) si era formata in una scuola triestina, dove il padre si era trasferito per lavoro, per poi tornare a Caltanissetta per aprire la sartoria Marcella. Il figlio Michele descrive la madre come “una donna intelligente, una caratteristica che le permetteva di essere moglie, madre e creatrice di moda”.
La signora Maria Catena Prati (1922 – 2001) della Sartoria Piemonte, oltre ad essere una brava sarta, fu un’ottima insegnante e a ricordarla è la signora Maria Bosco, una delle ragazze che affollavano il suo laboratorio come apprendiste: “E’ grazie alla signora Piemonte che ho imparato a cucire e ancora continuo a farlo, a realizzare vestiti per ogni occasione, così come mi è stato insegnato… stando attenta ai particolari, perché sono quelli che rendono un abito unico”.
Queste donne, modello virtuoso di imprenditoria femminile e giovanile, devono essere ricordate oggi, per la festa della donna, così come ogni giorno per la loro ricerca della “grande bellezza” che, però, non inseguiva vacui sogni come nel film di Sorrentino vincitore dell’oscar, bensì aiutava le donne a sentirsi più sicure in un abito che le valorizzava e le invitava a far emergere il loro “io interiore”.