Pubblicato il: 29/06/2018 alle 14:54
Mercoledì 27 giugno 2018, il noto candidato a sindaco di Caltanissetta (leghista salviniano in terra di Sicilia) Arialdo Giammusso, nella sua
pagina Facebook, pubblica un post contenente una bella immagine notturna (qui allegata) del tempio della Concordia di Agrigento – con questo
breve, commosso commento: «Stanotte davanti a me uno spettacolo meraviglioso: 2500 anni di storia illuminati dall’eterna Luna. Perso
nello stupore che solo la terra di Sicilia può donare all’uomo, Vi auguro buona notte». Ma il noto Arialdo Giammusso, martedì 26 giugno 2018, aveva pubblicato quest’altro post – puntando l’attenzione, in questo caso, sul paesaggio nisseno contemporaneo: «Avvelenano i nostri ragazzi ed il sindaco non dice mai una parola (interessi di famiglia??). Tra un anno finirà la pacchia per tutti questi signori: il Comune sarà in prima
linea con una forte collaborazione tra la Polizia Municipale, la Polizia di Stato e Carabinieri in un lotta serrata contro questi delinquenti di
importazione! Doteremo i Vigili di teaser per immobilizzare che fa il bullo e li aggredisce sapendo di restare impunito. Applicazione del Daspo
Urbano in maniera massiccia. Inoltre, la presenza fissa della Polizia Municipale in Piazza Garibaldi deve essere garantita almeno fino all’una
di notte. Gireremo i soldi che il Comune spreca per le associazioni che fanno soldi con gli immigrati a favore degli straordinari dei Vigili
Urbani. Niente costose case multiculturali (vedi ex scuola via Xiboli) e più sicurezza per i nisseni. L’unica cultura che dobbiamo valorizzare,
oltre alla Siciliana, è quella che ha reso grande il nostro paese, stupendo il mondo intero: la cultura Italiana! #primadituttoinisseni» Ad Agrigento, nella suggestiva Valle dei Templi, è ubicato uno tra i maggiori complessi archeologici del Mediterraneo, immerso in un paesaggio agricolo di rara bellezza, prevalentemente costituito da ulivi centenari e mandorli. Il territorio fu abitato fin dalla preistoria, ma è solo intorno al 582 a.C. che nasce la colonia di Akràgas, ad opera di un gruppo di Geloi, a cui si erano uniti coloni provenienti dalla metropolis Rodi, guidati dagli ecisti Aristinoo e Pistilo (stranieri, “migranti” in terra di Sicilia, dunque). Inizia così la storia di una delle più importanti colonie greche della Sicilia che si appresta a compiere oltre 25 secoli d’età. Dalla fondazione della polis greca, all’epoca romana e bizantina, dalla Kerkent araba alla Gergent normanna, dal periodo medievale alla città spagnola e borbonica, dal risorgimento ai giorni nostri la città dei Templi ha attraversato alterne vicende. Divenuta una
delle poleis più estese del mondo Mediterraneo, mostra oggi un maestoso e glorioso passato grazie ai resti dei templi dorici che un tempo cingevano e dominavano l’antica città. Molte antiche vestigia restano ancora intatte sotto i mandorli e ulivi secolari. Gli scavi archeologici
susseguitisi nel corso degli anni gettano nuova luce sulla vita della città, non solo di età greca, ma anche di età tardo-ellenistica e romana e sulle pratiche di sepoltura dei suoi primi abitanti della primissima era cristiana. Non è un caso che dal novembre del 1997 l’area archeologica di Agrigento sia stata inserita, dall’Unesco, nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità. Arte, storia e natura hanno reso questo luogo famoso fin dall’antichità, prima con gli scrittori di età classica quali Pindaro, Polibio, Diodoro Siculo, poi con storici e topografi del XVI e XVII sec. quali Fazello e Cluverio per finire con artisti e viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento come Houel, Denon, Brydone e, ovviamente, Goethe (tedesco), che hanno lasciato ai posteri pagine memorabili del Gran Tour, che aveva in Agrigento e nella sua Valle dei Templi la tappa più evocativa. Questa inevitabile nota storico-culturale per dire cosa? Per dire, per affermare con nettezza che ogni civiltà, per non soccombere, per progredire, deve cambiare. E per cambiare deve aprirsi. Ce lo spiegano i genetisti: o ci si incrocia e si progredisce (così come si è sempre fatto in Sicilia, in Italia) o ci si isola e si deperisce. Le migrazioni a questo servono, dall’alba dell’uomo: a incrociare i geni per consentire all’Homo sapiens (nato in Africa) di sopravvivere e moltiplicarsi. Ciò detto, è ovvio che le migrazioni vadano regolate, governate. Ma c’è modo e modo di governare. E di certo le frontiere non devono essere dei colabrodo. E di certo nessuno deve sentirsi legittimato a fare i propri comodi in un Paese non suo, senza rispettare regole e costumi. Ma il concetto di “sostituzione etnica”, caro alla destra, è profondamente razzista. E’ soprattutto assurdo: i siciliani di oggi sono frutto di un evidente caos etnico (siculi, sicani, elimi, greci, fenici, arabi, normanni, goti, latini, ecc.) e anche i siciliani di domani lo
saranno. Ciò che conta, ciò che è fondamentale è vivere l’attuale situazione, in Sicilia e in Italia, mantenendo saldi i principi della democrazia, del diritto, dell’autoderminazione femminile. La battaglia politica è questa. Non certo temere per le sorti della nostra “purezza”. I genetisti ce lo hanno spiegato benissimo, d’altronde: di purezza si muore. La vita è incrocio, contaminazione, mutamento. Sguardo aperto verso il mondo. Verso l’altro.
Questo per dire, per ricordare ad Arialdo Giammusso e a tutti quelli che la pensano come lui, che la Sicilia e l’Italia sono meravigliose,
stupefacenti. Certo. Ma questo grazie al fatto che sono state attraversate, abitate da altre culture, altri popoli. Da sempre. E io mi auguro vivamente, fortemente, che continui ad essere così. Così come mi auguro vivamente, fortemente, che «l’eterna Luna» continui a brillare
nel cielo, insieme al Sole, per ogni cittadino del mondo. Dedico queste parole ai miei alunni, ragazze ragazzi venuti da ogni parte del mondo, qui a Caltanissetta. In Sicilia. Per necessità e animati da forza e speranza di vita.