Pubblicato il: 16/09/2017 alle 18:32
Il 12 settembre scorso Vittorio Sgarbi pubblica questa foto sulla sua pagina Facebook con la seguente didascalia: #regionalisicilia2017 – E poi a una festa di compleanno trovi il Totò che non ti aspetti…» Dunque, Sgarbi (aspirante presidente della Regione Siciliana) e Cuffaro (ex presidente della Regione Siciliana) imprevedibilmente insieme. Insieme, anche, a quattro ragazzotte, a Villa Vetri a Pergusa (Sicilia Centrale). La foto li ritrae, in tarda serata, mentre stanno facendo un selfie di
gruppo. Prendiamo atto che l’intesa Sgarbi-Cuffaro per le elezioni regionali siciliane del 5 novembre prossimo esiste davvero. Comunque sia, Cuffaro è ritornato ridente e corpulento come ai bei tempi. Vuol dire che sta bene. Per quanto riguarda Sgarbi, ostinato assertore della ricostruzione del tempio G (di Selinunte) e tenace estimatore del punto G (delle donne), eccolo, intanto, in questo sorta di tempietto rustico con timpano, comunque privo di colonne, capitelli e dei. Però, diciamolo: è una foto che mette tristezza. Altro che Rinascimento, insomma! Qui siamo al kitsch se non al trash. E la scena ricorda – mutatis mutandis – certe immagini di George Grosz, l’artista tedesco che ha saputo esprimere le ansie, le frustrazioni, le lacerazioni di un'intera epoca,
dalla Prima Guerra Mondiale al fallimento delle istanze rivoluzionarie fino all'ascesa del Nazismo. E i colori dei suoi quadri sono cupi e violenti, perché l'atmosfera apocalittica di una moderna Babilonia doveva suscitare un senso d'angoscia. E, come sappiamo, la borghesia tedesca per Grosz non aveva alcuna possibilità di riscatto. Già. E noi, adesso?