Pubblicato il: 21/07/2013 alle 11:04
Dodici prelievi su ventiquattro effettuati da Goletta Verde in alcune località balneari della Sicilia hanno dato esito negativo. Sotto accusa ancora una volta foci dei fiumi e scarichi, che dimostrano delle carenze depurative, risultato di un insufficiente trattamento dei reflui che interessano non solo i comuni costieri che ospitano lo sbocco dei fiumi ma anche i comuni dell'entroterra. A un anno esatto dal passaggio di Goletta Verde nell'isola, “ancora nulla è stato fatto – dicono gli ambientalisti – per rimediare alla disastrosa questione della depurazione che aveva fortemente contribuito alla condanna dell'Unione europea all'Italia per inadempienza sulla direttiva n.271 del 1991 relativa all'adeguamento del trattamento reflui urbani”. Oggi i comuni siciliani (che rappresentano il 52% del totale di comuni italiani condannati) hanno a disposizione le somme (1,1 miliardi) per risolvere i problemi strutturali e l'adeguamento dei sistemi depurativi dei comuni: ma i fondi Cipe, in scadenza a dicembre 2013, rischiano di non essere utilizzati a causa della mancata progettazione da parte degli enti preposti. Legambiente chiede alla Regione e amministrazioni locali di adoperarsi subito alla programmazione economica degli investimenti.
I dati sono stati presentati a Siracusa da Rossella Muroni, direttrice generale Legambiente; Gianfranco Zanna, direttore Legambiente Sicilia; Paolo Tuttoilmondo, della segreteria Legambiente Sicilia. La situazione più critica è in provincia di Palermo, dove le analisi dei quattro campionamenti hanno evidenziato cariche batteriche di molto oltre quelle consentite, giudicati “fortemente inquinati”. A partire dalla stessa città di Palermo, dove sono stati effettuati due prelievi, uno in località Tonnara Bordonaro (presso il tubo di scarico sulla spiaggia) e in località Bandita. Gli altri due prelievi “fuorilegge” sono risultati quelli a Terrasini (località Porto Diga Foranea, nei pressi dei faraglioni a destra della spiaggia) e alla spiaggia nei pressi del vecchio Oleificio, in località Porto del comune di Termini Imerese.
Cinque i campionamenti in provincia di Messina, tutti risultati entro i limiti di legge. Tre i campionamenti in provincia di Catania, due dei quali risultati fortemente inquinati: il primo nel comune di Catalabiano, in località San Marco, nei pressi della foce del fiume Alcantara e il secondo nel comune di Acicastello, nei pressi dello scarico fognario del Porto di Acitrezza. Due su quattro i campioni “fuorilegge” prelevati nella provincia di Siracusa. Sono risultate fortemente inquinate le acque prelevate nel comune di Siracusa (località Porto Grande – Zona Pantanelli, nei pressi della foce del canale Grimaldi) e nel comune di Priolo (località zona industriale, dietro la stazione, nei pressi della foce del torrente Mostringiano).
In provincia di Ragusa un solo campionamento presentava cariche batteriche oltre la soglia stabilita: quello prelevato nel comune di Scicli, località Arizza, nei pressi della foce Fiumara Modica, giudicato “inquinato”. Passando alla provincia di Caltanissetta, è risultato fortemente inquinato il prelievo a Gela, in località Macchitella, nei pressi della foce del fiume Gattano. Un campionamento nell'agrigentino, risultato fortemente inquinato: quello prelevato alla foce del fiume Salso, nei pressi dello scarico del depuratore, nel comune di Licata. Tre i prelievi, infine, in provincia di Trapani, di cui solo uno è risultato fortemente inquinato: quello nel comune di Castelvetrano, in località Marinella-Selinunte, nei pressi dello scarico del depuratore.