Pubblicato il: 17/11/2014 alle 09:10
L’arrivo di un figlio può essere, per una coppia, un evento “critico”. Il termine, ha spiegato Claudia Giammusso, Psicologa, Psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Controluce e il Centro di Consulenza e Terapia familiare, non deve essere percepito con un’accezione negativa ma rimanda all’idea (come chiarita in una articolo precedente della professionista), “un avvenimento positivo che può portare alla luce delle criticità e necessita di risorse da mettere in campo per operare un importante cambiamento”.
La nascita del primo figlio – ha spiegato Giammusso – fa entrare i coniugi a tutti gli effetti nell’età adulta e questo fenomeno non riguarda esclusivamente la relazione madre-bambino ma l’intero sistema familiare. Nella rappresentazione sociale l’arrivo del primo figlio trasforma la coppia in famiglia ed è per questo che il nascituro è caricato di grandi aspettative, le quali se da un lato possono concorrere alla creazione di un legame d’amore intenso e gratificante, dall’altro possono anche essere eccessive e il bimbo può così diventare un’occasione di dimostrazione delle proprie capacità come genitore e come persona a discapito delle caratteristiche soggettive e personali del arrivato.
Nel rapporto con il proprio bambino, inoltre, si rivive la propria infanzia e in questo i nonni assumono un ruolo fondamentale. Le relazioni tra i neogenitori e i loro genitori, infatti, devono essere rinegoziate in quanto i neogenitori devono essere accettati e considerati in un ruolo diverso da quello di figli. Le difficoltà nel far fronte ai compiti genitoriali possono rendere troppo intrusivo qualcuno dei nonni, o al contrario la necessità dei neogenitori di dimostrare la loro adeguatezza li può spingere a isolarsi e a non richiedere l’aiuto della propria famiglia d’origine.
La nascita di un bambino impegna la coppia principalmente su tre fronti: la ridefinizione della relazione coniugale (in termini di ruoli, di spazi e confini), la costruzione di ruoli e funzioni genitoriali (in termini sia affettivi che educativi), la rinegoziazione dei ruoli e delle posizioni nei confronti della propria famiglia d’origine. “Una vera impresa!” così come commenta chi si avvicina alla cooperativa Controluce chiedendo il supporto delle esperte.
Tutto ciò si traduce nella capacità dei genitori di includere nella relazione coniugale aspetti inerenti l’essere genitori, ridefinire le modalità comunicative stabilendo confini chiari, prendersi cura del bambino, fornire un valido modello di attaccamento affettivo ed educativo al figlio, ristrutturare le relazioni con i propri genitori, definendo le aspettative nei loro confronti ed individuando le diverse regole del ruolo e delle funzioni dei nonni e dei genitori.
In generale possiamo affermare che i genitori che vivono il rapporto di coppia in modo soddisfacente saranno maggiormente in grado di garantire ai figli un clima positivo e adeguato al loro sviluppo, riuscendo allo stesso tempo a garantire al bambino una base affettiva sicura che gli permetta di acquisire sicurezza, stima, fiducia, curiosità, apertura verso il mondo.
“Èopportuno fare a questo punto una precisazione – sottolinea la psicologa Claudia Giammusso invitando a comprendere molto bene il messaggio – per garantire benessere al bambino non si sta affermando che i genitori debbano necessariamente essere una coppia, ma che se lo sono debbano avere una relazione che per loro sia gratificante e di supporto”.
Un ruolo importante e significativo, infine, è da attribuire alla rete di relazioni esterna alla famiglia: lavoro, amici, che possono rappresentare un importante sostegno in questa fase di passaggio per la coppia.
Per approfondire Gli articoli della dottoressa Claudia Giammusso, Psicologa, Psicoterapeuta presso la cooperativa sociale Controluce e il Centro di Consulenza e Terapia familiare vedi anche e:
La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”