Pubblicato il: 27/01/2015 alle 10:29
Quando si parla di “adolescenza” si entra sempre in un percorso talvolta ignoto e difficile da comprendere, sia per chi lo vive sia per chi gli sta accanto. Per cercare una “bussola” che aiuti a orientare l'individuo in questa fase della vita Seguonews ha chiesto il parere di Marta Cortese, psicologa della cooperativa Controluce e del Centro di terapia per la famiglia.
“Mi piace definire l’adolescente un viaggiatore nel difficile passaggio dall’infanzia verso luoghi desiderati, fantasticati, a volte idealizzati e spesso non ben conosciuti” ha commentato l'esperta che, a seguire, ha indicato i punti cardine dell'argomento trattato.
Ogni viaggiatore affronta questo viaggio con le sue caratteristiche personali, con quelle che sono ancora in via di definizione e con il carico di una maturazione biologica, alla quale non sempre si è preparati, ma che incalza spingendo a dei cambiamenti veloci. L’adolescente si ritrova spesso a dover frettolosamente lasciare i panni del bambino, per cercare quelli del nuovo uomo o donna ancora da creare.
Per questo, spesso, il viaggio si carica di preoccupazioni, affrontate ora con paura, ora con incoscienza, che spaventano spesso i genitori.
L’adolescenza è un periodo in cui tutto sembra essere amplificato, in particolare sentimenti importanti che ci accompagnano lungo tutta la nostra esistenza, in questo periodo sembrano essere più forti, a volte assordanti, costituiscono così un carico che mai sembra essere così pesante come in questo periodo: la timidezza, la rabbia, le paure, la vergogna e il timore di mostrare tutto ciò o la voglia di ostentarlo con forza.
Importanza centrale assume il corpo, il lavoro mentale e maturativo degli adolescenti avviene attraverso la visione che ne hanno, attraverso il tentativo di dare a questo una “forma” o un aspetto ben definito.Tutto ciò più che valenze estetiche ha valenze identificatorie: come colonizzare questo corpo nuovo per renderlo proprio, il corpo viene ora riconosciuto, ora no, ora abbellito, ora attaccato (anche fisicamente).
Questa cura e attenzione per il corpo porta anche a esporsi, a farsi vedere e questo può mettere in difficoltà chi non vi riesce, ma, anche, chi vi riesce e si ritrova poi “troppo scoperto”.
Il processo di individuazioneche l’adolescente cercadi affrontare è uno dei principali compiti di sviluppo di questa età: è la necessità di costruire un nuovo corpo, reale e mentale e di definire la propria identità femminile o maschile.
I veloci cambiamenti corporei portano a conoscere anche il desiderio sessuale, che spinge ancora più l’adolescente fuori dalla famiglia. Non tutti gli adolescenti sono pronti a questi forti cambiamenti; sicuramente ognuno li affronta con intensità e interesse diversi, c’è chi li vivrà in maniera più spregiudicata, chi in maniera più cauta e chi se ne spaventerà e vergognerà. Questo può voler dire passare attraverso momenti di sofferenza, disagio o, altre volte, mettere in atto peripezie e comportamenti più o meno rischiosi, negando la paura o sottovalutandone l’importanza, pur di arrivare, forse con qualche scorciatoia, all’ambito obiettivo.
Anche nel processo di individuazione, la tanto cercata autonomia, va in realtà di pari passo con una grande dipendenza nei confronti del gruppo dei pari, la costituzione di nuovi legami affettivi e sociali, come se il mondo interno degli adolescenti corrispondesse a pieno con quello che realmente vivono fuori con i coetanei.
I legami di amicizia, di gruppo, di coppia sono diversi da quelli che si intrattengono durante il resto della vita, perché quelli adolescenziali sono i primi legamisignificativi, che l’adolescente crea al di fuori dei legami familiari e che lo identificano come soggetto a sé stante: sono il debutto nella vita sociale e sentimentale, per questo sono indimenticabili, in ogni caso.
L’adolescenza è un susseguirsi di “prime volte”: nella vita di gruppo, di coppia, nelle trasgressioni, e l’adolescente sa che “deve provare”, deve mettersi alla prova in tutti i contesti.
Questo sarà per lui la nascita sociale, ma la posta in gioco è altissima, se un bambino invita un altro a giocare e questo dice di no non succede niente, mentre per un adolescente che chiede a dei coetanei di far parte di un gruppo, qualsiasi esso sia (una comitiva, una partita al pallone, una vacanza estiva), questa per lui sarà ogni volta una prova che riguarderà la sua capacità o il suo diritto di costruire legami sociali.
Mettersi alla prova è un obbligo e l’adolescente sa già l’effetto che i no possono avere sulla sua autostima, sa quindi che il rischio per lui è elevato.
In questa fase è importante che la famiglia accetti i repentini cambiamenti del figlio adolescente; spesso questo momento richiede all’intera famiglia di modificare le modalità relazionali,utilizzate fino ad allora,in funzione dei nuovi e diversificati bisogni del proprio figlio.
Questo scombussola e disorienta i genitori che si trovano a non riconoscere più alcuni tratti del proprio figlio o a non sapere come aiutarlo; sembra che non sia più facile stargli accanto.
Da una parte vuole essere una persona indipendente ed autonoma, con l’idea di essersi fatto da solo e di “separarsi”, dall’altra ha un non manifesto ma profondo bisogno di appartenenza, di dipendere dalla famiglia e ne chiede, sotto poco definite forme, aiuto e sostegno.
Tornando alla definizione di “viaggiatore” forse l’aiuto che più si può dare ad un figlio adolescente è proprio quello di assecondare queste oscillazioni tra autonomia e dipendenza, affiancandolo per sostenerlo quando ne sentirà la necessità, come essere, come suggeriva lo psicoanalista Winnicott, “da soli ma in presenza di qualcuno”.
Per approfondire: La psicologia di “Controluce”: i suggerimenti delle esperte contro il “disagio del sé”